Quest’anno è il Centenario dell’Aeronautica Militare. Una ricorrenza importante che ci dà modo di affrontare il tema del volo da una prospettiva particolare, quella dell’immaginario legato alla conquista del cielo. Cosa spinge l’uomo a volare? Qual è il retroterra culturale e mentale che prepara il terreno all’esperienza aerea o che si sviluppa a partire dalla presa di possesso della terza dimensione, l’aria, dopo il «dominio» raggiunto dall’uomo sulla terra e sull’acqua?
Sono domande che non presumiamo certo di risolvere in questo numero di History Lab Magazine. Più che altro, proveremo ad affrontare la questione cercando di proporre alcuni spunti di riflessione e illuminando, a mo’ di flash, la connessione esistente tra l’aspetto ludico del volo e la sua applicazione bellica. Perché, gioco e guerra sembrano essere esperienze inscindibili sin dall’alba dei tempi nella storia del genere umano. Come non vedere negli spettatori dei primi del Novecento, che assistono alla comparsa nel cielo dei velivoli dei vari Wright, Blériot, Chavez, lo sguardo di bambini sedotti, ammaliati e allo stesso tempo impauriti dalla genialità e, contemporaneamente, dalla follia del progresso scientifico e umano? Le prime acrobazie dell’uomo nell’aria (più raramente della donna) sono dunque esperienze sportive; la “rivoluzione verticale” dal basso verso l’alto spinge gli uomini a competere e a confrontarsi agonisticamente, più che con sé stessi, con la natura, i cui confini fisici (mare, terra) vengono abbattuti e travolti in rapida successione. Ma è proprio il superamento di questi limiti che impone velocemente una seconda rivoluzione, quella militare, densa di ben più tragici e duraturi effetti: la nuova arma può attraversare quelle barriere fisiche (fiumi, monti, mari) che separano stati e nazioni, coinvolgendo potenzialmente tutti e contribuendo ad eliminare qualsiasi distinzione tra combattenti e non combattenti, tra militari e civili. Eppure, quando l’aereo diventa un mezzo di morte e di distruzione (col tempo, totale), anche allora si mantengono quasi inalterati alcuni elementi di contiguità tra gioco e violenza bellica, in cui l’immaginario svolge un’evidente funzione di collante.
In questo numero, ci aiutano a dipanare l’aggrovigliata matassa del nesso tra l’immagine dell’aereo come gioco e il suo essere strumento di guerra alcuni contributi che spaziano dalla letteratura alla musica, dall’arte alla formazione (scolastica e non). L’articolo di Lorenzo Gardumi recupera quello che è, senza ombra di dubbio, il romanzo di fantasia basilare per comprendere il passaggio dalla dimensione ludica a quella bellica dell’aereo, La guerra nell’aria (1908) di Herbert George Wells. Per restare ancora alla Belle Époque, Federica Lavagna ci accompagna invece alla scoperta degli avveniristici disegni di Albert Robida apparsi in La guerre infernale (1908). All’autore di Dal fango al vento: gli aviatori italiani dalle origini alla Grande Guerra (2010), Fabio Caffarena, abbiamo chiesto di dare conto delle rappresentazioni culturali che precedono e seguono l’esperienza dei piloti italiani nel primo conflitto mondiale. Un’altra testimonianza che abbiamo raccolto è quella del Generale Ispettore Capo dell’Aeronautica Militare Italiana Basilio Di Martino, cui abbiamo chiesto quale sia stata la molla (culturale) che lo ha affascinato di più spingendolo ad abbracciare la carriera militare nell’Arma.
Per la rubrica Pop Culture, Davide Leveghi ci trascina nel mondo della musica e delle contaminazioni sonore ed estetiche legate al volo. Francesco Filippi compone invece un excursus storico degli spot pubblicitari legati al volo. Per Strumenti, Chiara Zanella ci conduce nella narrativa (aviatoria) per bambini, mentre, in Spazi, Delia Durione apre virtualmente le porte del Parco Museo di Volandia, sito museale a metà tra divulgazione storico-scientifica e coinvolgimento giocoso dedicato a bambini e ragazzi. Sempre per rimanere all’interazione tra giovani e formazione, un ulteriore aggancio ci è fornito dal professor Antonio Slongo che ci racconta le attività svolte dagli studenti dell’Istituto Martino Martini di Mezzolombardo in ambito aeronautico.
(Aggiornato al 6 luglio 2023)