DidattiCare

I 100 minuti del saltimbanco. Cronaca di una lezione di storia alle superiori

Certo che far scoppiare le bombe atomiche e liberare l’Italia dal fascismo nello stesso tempo sono soddisfazioni. Se poi si riesce a farlo in 50 minuti ancora di più. Lo raccontavo ieri alla collega mentre gettavo il libro sul tavolo dell’aula docenti. Visto da fuori sembra una follia: inondare le menti assonnate di adolescenti di tante conoscenze in una manciata di minuti può solo far male o essere inutile. Vero. La guerra deve finire però, la seconda guerra mondiale, mentre in parallelo ne giunge un’altra che di mondiale ha molto. Per fine anno deve cadere il Muro. Prima di Pasqua devono arrivare al 1945 in Italia e nel mondo perché al ritorno verifica e poi lei, l’uscita a Marzabotto. Certo, è deciso: devono comprendere in pieno la Resistenza ma anche il ruolo del fascismo e anche il processo con l’armadio della vergogna e quindi anche le stragi impunite. Pensiamo all’Italia fascista nei Balcani o in Etiopia e al confronto con la Germania. Poi mostrerò il documentario sul processo, meglio dei tanti film. Quindi vado, in 50 minuti, con l’8 settembre, la Repubblica di Salò, i partigiani, faccio sentire l’audio di lettere partigiane in cui si parla dell’Italia futura (eh sì lo devono capire) poi mostro immagini di stragi e poi faccio parlare Giovanni De Luna che spiega il 25 aprile. Già il 25 aprile, poi piazzale Loreto con accenni a questioni sulla giustizia che non arriverò ad approfondire. Però qualcuno coglie qualcosa e mi dice: come Saddam? E Hitler, mi chiede uno, si è impiccato? Avvelenato? Rispondo. Poi mi fermo sui termini: partigiani, Bella Ciao e suoi usi. Interventi vari dai banchi, dalla Resistenza ucraina al Cile. In contemporanea, gli sbarchi (alzate di mano su film o luoghi: dove è Anzio?), le sconfitte dell’Asse (riflettete sul nome Stalingrado, Leningrado, Pietroburgo…), El Alamein (qualcuno ritira fuori la RAF), le bombe, mostro video. Qualcuno riprende il discorso sulle sanzioni che precedono Pearl Harbor, l’embargo americano, si ritorna alle sanzioni di oggi contro la Russia (ricordate i vari tipi di sanzioni di cui abbiamo parlato nei 50 minuti sulla guerra in Ucraina?). Manca un minuto e arrivo a dire la resa. Prof, poi mi interesserebbe un approfondimento sul processo di Norimberga. Certo, e allargheremo anche al diritto e la guerra. Riprendo al volo il discorso bombe e si ritorna a oggi, col nucleare. Suona il campanello. Prof, ma gli americani hanno pagato per questo? Godo quando si pongono interrogativi.

Ho risposto. Anche se avrei voluto farlo con più parole. Esco e sulle scale incrocio il collega di materie tecniche che mi dice: promettimi che parli della guerra in Ucraina in quinta. Lo guardo. Già fatto, dico, e poi penso brutte parole. E mi tornano alla mente quei genitori, ad udienze, che mi chiedono sempre se farò la guerra in Vietnam che è tanto importante… Avanti il prossimo! Il jukebox è pronto: Corea, Afghanistan, Balcani. 100 minuti a settimana, che lo spettacolo abbia inizio. Intanto, almeno per oggi, la guerra è finita.

Tania Caroli
È laureata in Lettere e interpretazione filmica e sceneggiatura, insegna Lettere all’Istituto di Istruzione Martino Martini di Mezzolombardo, dove è referente della Commissione cinema che organizza un decennale cineforum per ragazzi e ragazze.

(Aggiornato al 3 giugno 2022)