Se si chiede alle persone che lavorano a una mostra – immaginandola e costruendola da zero – di raccontarla, le loro risposte saranno non solo diverse ma ciascuna portatrice di un punto di vista, e di senso, personale e specifico. Ho provato a fare questo esperimento a pochi giorni dall’inaugurazione del percorso sonoro Il filo della scelta. Storie europee di diversità, resilienza e incontro: dal 5 maggio al 31 luglio a Forte Cadine, e poi visitabile dal 6 agosto anche al Museo Casa De Gasperi di Pieve Tesino e in autunno a Viareggio, nella sede di Casa Europa. Marco Odorizzi, Alessandra Evangelisti e Valeria Zamboni, mi hanno spiegato in un vocale il senso del loro lavoro e dell’installazione. Ecco che cosa ne è uscito.
Nato ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina, il progetto è quanto mai attuale: il titolo richiama l’importanza che le scelte individuali hanno nel contribuire a un progetto collettivo, quello di un’Europa unita. L’allestimento è diviso in dodici postazioni segnalate ciascuna da un megafono colorato dal quale un personaggio racconta in prima persona la sua storia: per mettersi in ascolto è sufficiente attivare con il proprio telefono cellulare un apposito QRcode. I personaggi sono stati scelti in modo da raccontare sia figure note della storia dell’integrazione europea (come Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schuman, Altiero Spinelli), sia personaggi meno conosciuti ma ugualmente importanti, compresi quelli femminili (Vaclav Havel, Simone Jacob Veil, Louise Weiss, Ursula Hirschmann), fino ai profili più inattesi (il trentino Giannantonio Manci, la giovane studentessa dissidente Sophie Scholl, uno dei leader di Solidarność Bronislaw Geremek e la giurista belga Éliane Vogel-Polsky).
Marco Odorizzi, direttore della Fondazione trentina Alcide De Gasperi, partner del progetto insieme alla Fondazione Museo storico del Trentino e a MemoFest, la definisce “un’installazione multimediale con un obiettivo ambizioso: affrontare un tema tipicamente molto retorico – le storie dei padri e delle madri dell’Europa – in una chiave fortemente antiretorica”. Cosa significa? “Non partendo dalle realizzazioni e dalle grandi conquiste, ma da storie normali che si trovano nella situazione di compiere delle scelte, quelle forse sì un po’ meno normali, che producono un impatto collettivo e riescono a cambiare l’inerzia della storia”.
Marco si concentra in particolare su due aspetti: la “visione polifocale sull’Europa”, ovvero il fatto che tutti i personaggi vivano situazioni diverse e ci “parlino” da contesti temporali altrettanto vari, per cui dai padri fondatori della Ceca (la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) si arriva fino ai tempi più recenti, “fino agli allargamenti ad est, fino a figure che portano in Europa sensibilità diverse, legate per esempio alla tutela dei diritti, alla parità di genere e alla costruzione di una unità europea che includa anche i territori ex sovietici”. Dato il “messaggio di sensibilità civile molto attuale” che l’installazione veicola, di un’Europa come “progetto collettivo fatto dal compenetrarsi in un traguardo unico di aspettative, punti di vista e prospettive anche diversi”, si può dire che essa sia “fortemente didattica”, senza per questo essere didascalica. Anzi: “ogni tanto il rigore scientifico scende a compromessi con un bisogno di immediatezza che si ottiene attraverso l’impiego dell’arte”. L’arte in questo caso è il teatro, terreno d’elezione di Alessandra Evangelisti e Federica Chiusole, autrici delle storie e interpreti rispettivamente dei monologhi di Éliane Vogel-Polsky e Ursula Hirschmann. Alessandra parte dalla genesi del progetto: “un anno e mezzo di lavoro è passato da quando con Federica abbiamo avuto questa idea e l’abbiamo proposta alle due Fondazioni: volevamo raccontare questi personaggi in un modo innovativo, in prima persona, il resto l’abbiamo costruito insieme parlando e discutendo”. Il lavoro preparatorio, di ricerca, studio e scrittura, è stato la parte più impegnativa: “abbiamo studiato il contesto storico in cui i 12 personaggi hanno vissuto e le loro biografie, cercando informazioni che non fossero le più note, come la cura per le rose di Adenauer, l’esperienza nel convento delle suore benedettine per Vogel-Polsky, qualche dettaglio che ci permettesse di umanizzare le nostre storie”. Anche Alessandra sottolinea la funzione didattica dell’installazione: “non solo si fa un’esperienza di ascolto ma i ragazzi e le ragazze troveranno diversi spunti di riflessione anche sul proprio percorso di vita e le scelte fatte”. Il riferimento è alla tredicesima postazione, un megafono specchiato che invita a pensare con un messaggio semplice ma chiaro: anche tu sei parte di questa storia. Fai la tua scelta…
Marco e Alessandra concordano poi sull’originalità dell’allestimento che ha saputo coniugare colori accattivanti e minimalismo grafico. I “responsabili” sono Valeria Zamboni e Massimo Peota (Studio Anålogo architecture & landscape) che si concentrano su tre aspetti. Primo, l’importanza del colore, con la scelta di questa palette cromatica “a partire dal barcode sviluppato da Rem Koolhaas nel 2001 e rappresentante la nuova bandiera europea” (The Image of Europe (oma.com). Secondo, i megafoni: dato che “l’elemento più importante sono le storie, ovvero un audio, dovevamo creare curiosità per far avvicinare il visitatore e la visitatrice ad avere un’esperienza interattiva… ed ecco allora questi megafoni che parlano a chi ascolta e simbolicamente al nostro tempo, perché sono tutte storie che arrivano dal passato, mentre le informazioni verbo-visuali sono ridotte al minimo e posizionate sulla base delle strutture in modo da essere d’accompagnamento all’ascolto, o viceversa stimolare l’attivazione del QRCODE”. Terzo, l’adattabilità, ovvero la portabilità in differenti location sia nazionali che internazionali: “la speranza è che quante più persone possibili possano perdersi in questo giardino di storie che è davvero stato pensato per girare l’Europa!”.
Una collaborazione tra Fondazione Museo storico del Trentino, Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, MemoFest (Associazione culturale Il Giardino delle Parole e TeatriMolisani), con il contributo di Fondazione Caritro.
(Aggiornato al 3 giugno 2022)