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Nuovi modi di comunicare la storia: le escape room

Lo storico Alessandro Barbero l’ha sottolineato in diverse occasioni: nell’immaginario collettivo, la Storia è noiosa. È questa la sfida con cui public historians e musei storici si confrontano quotidianamente. La domanda su come si possa avvicinare il pubblico alla Storia, e invertire questa tendenza, diventa quindi essenziale tanto quanto trovarne la risposta. In questo contesto diversi musei storici hanno promosso una serie di attività pensate non solo con il fine di educare ma anche di divertire, comunicando così il patrimonio storico in modo accattivante attraverso modalità interattive e ludiche. In quest’ottica le Escape Room possono essere validi strumenti per comunicare la Storia in modo innovativo, avvicinando anche il pubblico più distante e ‘ostile’ alla materia.

Ma cosa sono e quando sono nate queste stanze da cui fuggire? Le Escape Room consistono in un gioco di squadra cooperativo: i partecipanti, chiusi in una location con ambientazioni di vario genere (fantasy, horror, ecc.) devono trovare il modo di uscire, collaborando tra loro, risolvendo enigmi e completando missioni, entro un limite di tempo. La prima Escape Room a cui ho partecipato è stata Murder at the party: Era ambientata all’interno di una stanza appositamente allestita in uno dei pub più famosi della città di Brighton, in Inghilterra. Dovevamo risolvere il caso dell’assassinio di Eugine Fitzroy, amico intimo di Giorgio IV, Principe reggente del Regno Unito nella prima metà dell’800. Catapultati indietro nel tempo, nel soggiorno della reggia del Principe, avevamo 60 minuti per smascherare l’assassino e consegnarlo alla giustizia. Spoiler, si, l’assassino è proprio lui, il caro vecchio maggiordomo.

Escape Room Murder at the party ©Brighton murder mysteries

Il primo prototipo di Escape Room risale al 2008 ed è attribuito al giapponese Takao Katoe, riconosciuto come uno dei precursori del genere e fondatore di REG, Real Escape Game. Il suo Gioco reale di fuga consisteva in una serie di enigmi da decifrare dislocati in bar e locali della città di Tokyo. In Europa, le Escape Room fecero il loro ingresso per la prima volta a Budapest, nel 2011, quando venne fondata la società Parapark: l’intento era di sviluppare un gioco interattivo che in ottica di team building favorisse la cooperazione tra i giocatori. In Italia invece bisognerà aspettare il 2014 per la prima Escape Room, organizzata a Firenze dalla società Adventure Rooms. 

Le Escape Room da esperienze di nicchia si sono trasformate progressivamente  in fenomeni di intrattenimento sempre più praticati, solo in Italia se ne contano più di 500. Questa forma di intrattenimento attira giocatori di ogni età, Scott Nicholson, professore di Game Design presso l’università canadese Wilfrid Laurier, ha condotto uno studio che ha evidenziato come nello specifico siano le persone di età superiore ai 21 anni gli utenti che maggiormente si interfacciano con questa tipologia di gioco costituendo il 37% dei giocatori totali.

Le Escape Room per le loro potenzialità ben si adattano anche ai fini della divulgazione storica. Le ambientazioni fungono infatti da interessanti escamotage narrativi, che, se da un lato permettono all’esperienza di gioco di dipanarsi all’interno delle trame della Storia, dall’altro consentono a chi partecipa di calarsi in una realtà immersiva relazionandosi con elementi ed eventi del passato. L’esperienza di gioco non è quindi riassumibile come ‘mera’ attività ludica ma permette di comunicare una serie di nozioni e informazioni in modo indiretto, interattivo e soprattutto coinvolgente.

Penso all’esperienza dello studio milanese We are muesli, specializzato in giochi narrativi a tema culturale, storico e artistico, che nel 2019 ha progettato l’Escape Room dal titolo Wer Ist Wer, commissionata dal Polo del ‘900 di Torino per il trentennale dalla caduta del Muro di Berlino. Il nome, la cui traduzione significa Chi è Chi, si ispira al modo in cui Erich Mielke, ex ministro della sicurezza di Stato della Repubblica Democratica Tedesca, intendeva la missione della Stasi (l’apparato di polizia segreta della DDR). Chi gioca riveste i panni di cittadini leali e fedeli allo Stato con il compito di effettuare dei test di conformità su 9 concittadini per determinarne l’orientamento politico. L’esperienza di gioco richiama le atmosfere paranoiche e ossessive della Germania Est e permette di riflettere su alcuni temi chiave di quegli anni – il Muro, il controllo dello stato, le regole coercitive –  in un’ambientazione distopica con una collocazione temporale volutamente non definita.

Escape Room Wer ist Wer ©We are Muesli

Diversamente, l’Imperial War Museum, a Londra, ha isolato un evento storico realmente accaduto facendo rivivere ai partecipanti gli attimi di tensione che i marinai hanno affrontato a bordo dell’HMS Belfast.

HMS Belfast © The society for nautical research

L’incrociatore leggero della Royal Navy britannica, che oggi fa parte delle collezioni del museo, prestò servizio nella seconda guerra mondiale e nella Guerra di Corea. L’imbarcazione è attraccata sulle sponde del Tamigi e ha ospitato nel 2019 l’Escape Room Damage Control. L’esperienza di gioco interattiva si basava sull’avvenimento accaduto la mattina del 21 novembre 1939 alle ore 10.52 quando l’imbarcazione rimase vittima di una violenta esplosione causata da una mina. I giocatori, impersonificando i marinai a bordo dell’imbarcazione, dovevano cercare indizi disseminati sulla nave e completare una serie di sfide con l’obiettivo finale di salvare l’HMS Belfast e evitarne l’affondamento. Con il prezzo del biglietto era inclusa anche la visita completa dell’HMS Belfast: divertimento insomma, ma anche possibilità di far conoscere le collezioni a un pubblico che magari non frequenta abitualmente il museo. 

All’interno dell’Escape Room Damage Control ©Imperial War Museum

A riprova del fatto che la Storia, se comunicata con modalità innovative e interattive, può risultare affascinante e attirare pubblico, anche diverse aziende hanno iniziato a ideare e allestire Escape Room a tema storico: a Roma, GameOver organizza Chernobyl Disastro Nucleare che catapulta i giocatori nel 1986 all’interno della centrale nucleare; a Pompei, l’azienda Look Inside promuove un Escape Room che sfrutta come pretesto narrativo l’eruzione del Vesuvio avvenuta il 24 Agosto del 79 d.C; a Torino, Adventure Escape Room intrappola il pubblico nell’antico Egitto con  La tomba del faraone . Ma non mancano le Escape Room ideate da gruppi di appassionati: in Val di Fassa, in Trentino, ne esiste una che richiama l’avvenimento della Guerra Bianca nelle Dolomiti, dove i giocatori imprigionati sul fronte italo-austriaco devono trovare in un’ora di tempo un modo per fuggire dal campo nemico.

Se la Storia rappresenta quindi un pretesto narrativo ideale in cui ambientare le Escape Room, allo stesso modo gli eventi che caratterizzano il nostro presente potranno essere gli spunti tematici attorno ai quali si muoveranno i giocatori del futuro. Ci immaginiamo Escape the Virus che ripercorre i giorni del lockdown? Oppure un Escape Room che fa rivivere i drammatici anni del conflitto tra Russia e Ucraina? O ancora 2021: Fuga da Capitol Hill?.

Roberta Susini
Laureata in storia e politica in Inghilterra, ha conseguito un master in educazione museale a Milano. La Storia la affascina, ma ancora di più trovare il modo di comunicarla rendendola interessante e accessibile a tutti. Quando non è alla Fondazione Museo Storico del Trentino è a casa a fare l’ennesimo rewatch di The Office o della Signora in giallo.

(Aggiornato al 22 febbraio 2024)