“Lo sapevi che solo il 16.39% (14,41% nel 2016) delle Biografie su Wikipedia in italiano sono bio di donne, e che da un sondaggio del 2018 risulta che a livello globale solo il 9% dei collaboratori di Wikipedia è costituito da donne?”.
Scrive la pagina di Wikipedia in lingua italiana dedicata al progetto WikiDonne.
Tra i link riportati più sotto vi è quello a Humaniki – Wikimedia Diversity Dashboard Tool che riporta alcuni dati interessanti a livello globale. Al gennaio 2023 solo il 18,484% delle voci nell’intera Wikipedia (quindi nelle diverse lingue) era dedicato alle biografie di donne.
Il dato aggiornato mostra un leggerissimo aumento delle biografie femminili nella versione in lingua italiana (dal 16,39% al 16,480%), un poco al di sopra di quelle presenti nelle pagine in lingua araba classica (16,034%), un poco al di sotto rispetto alle pagine in lingua araba-egiziana (16,850%). Un punto percentuale circa al di sopra delle voci in lingua russa (15,723%). Quanto alla versione tedesca le voci biografiche dedicate alle donne sono il 17,153%, in quella inglese il 19,435%, in quella francese il 19,457%, in quella spagnola il 23,005%.
Questo è il risultato di un preciso processo culturale: l’esclusione delle persone identificate con il genere femminile dai ruoli apicali del potere politico, sociale, economico, religioso e culturale, la mancanza di fonti scritte, fa sì che solo un numero ridotto di biografie femminili sia ritenuto degno della “valenza enciclopedica” necessaria a comparire su Wikipedia. E questo getta una luce sull’atteggiamento culturalmente e socialmente conservatore egemone all’interno delle voci dell’Enciclopedia libera.
Per comprenderne le ragioni e i meccanismi occorre cercare di capire chi materialmente realizza le voci di Wikipedia, e quindi inquadrare quest’ultima sia come strumento che come comunità globale reticolare e organizzata su più livelli. Per prima cosa occorre distinguere tre dimensioni essenziali: quella dell’utenza passiva (vale a dire la stragrande maggioranza delle persone che si interfacciano con Wikipedia); quella dell’utenza attiva (l’assai più ristretto numero di individui che fa almeno cinque modifiche in un mese alle voci dell’Enciclopedia libera); quella della Wikimedia Foundation, ovvero la fondazione senza scopo di lucro, il cui personale (coadiuvato da volontari e volontarie) fornisce quella che il sito wikimediafoundation.org definisce the essential infrastructure che consente il funzionamento di Wikipedia.
Se per l’utenza passiva l’Enciclopedia libera è solo uno strumento da consultare (più o meno consapevolmente), per l’utenza attiva è il progetto a cui si contribuisce volontariamente, creando un reticolo di comunità sulla base della lingua d’uso, degli interessi, delle competenze, eccetera. Ciascuna comunità di utenti attivi wikipediani, ad esempio i contributori e le contributrici alle voci di argomento storico in lingua italiana, ha i propri confini, le proprie gerarchie (ad esempio più si creano nuove voci o si contribuisce a quelle esistenti più si ha “un peso” nella discussione interna, gli utenti attivi inoltre partecipano all’elezione o possono essere eletti come Admin del sito), i propri conflitti (si vedano ad esempio quelli sulle voci inerenti la storia contemporanea).
La Wikimedia Foundation è invece in primo luogo una struttura organizzata, attiva non solo sul web ma anche nel mondo reale, dove organizza eventi, incontri, attività didattiche. Tra le sue attività vi è quella di monitorare le dinamiche relazionali e le diseguaglianze collegate a Wikipedia. Dal 2016 Wikimedia promuove i Community Insights, dei sondaggi annuali somministrati ad un campione casuale di 4.000 persone selezionate tra coloro che partecipano attivamente alla realizzazione di Wikipedia.
L’intento è quello di “raccogliere i dati demografici, le esperienze sociali e tecniche delle comunità e monitorare i progressi rispetto agli obbiettivi strategici”.
Dai Community Insights apprendiamo che nel 2020 il 45% dei wikimediani e delle wikimediane vive in Europa e il 19% nel Nord America (rispetto al 9,7% e al 4,8% della popolazione mondiale). Si è definito maschio/uomo l’86,9%, femmina/donna l’11,6% , transgender, non binario, genderqueer l’1,6% , altro l’1,5%. Sempre il sondaggio del 2020 ha rilevato che “più di un terzo di tutti i contributori intervistati ha indicato di essersi sentito insicuro o a disagio in uno spazio Wikimedia online nell’ultimo anno; tra coloro che si identificano come donne, quasi la metà ha avuto questa esperienza”.
E’ possibile quindi riscontrare una dialettica tra il sostanziale conservatorismo delle comunità degli e delle utenti attivi e attive, e l’attenzione all’autoanalisi e all’inclusività della Wikimedia Foundation. Quest’ultima a mio parere è parzialmente in contraddizione con aspetti dell’ideologia e dei meccanismi di funzionamento che sono alla base di Wikipedia.
Abbiamo quindi una Wikipedia le cui pagine di discussione sulle diverse voci possono diventare teatro di dinamiche da social-network (l’Enciclopedia libera è anche un social network per quanto riguarda le interazioni tra utenti attivi) a netta prevalenza di maschi etero, bianchi o comunque in maggioranza residenti nel Nord globale. E nel contempo progetti e sforzi per rendere più inclusiva questa realtà.
È da questi ultimi che nasce il progetto WikiDonne. È stato creato il 4 agosto 2016 dall’utente registrata con il nome di Camelia per partecipare il 12 agosto dello stesso anno all’editation internazionale HerStory. Si trattava di una sessione virtuale collettiva di scrittura di voci di Wikipedia, organizzata con l’obiettivo di “ridurre il gender gap in Wikipedia, incrementando la quantità e qualità di voci in essa presenti su donne e tematiche femminili”.
WikiDonne (i cui obiettivi strategici sono consultabili al link https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:WikiDonne/Strategia) è stato riconosciuto ufficialmente il 7 novembre 2016 da Wikimedia Foundation, andandosi ad aggiungere a progetti simili presenti nelle versioni in altre lingue e sorti nel 2015 quali Women in Red e Wikimujeres.
(Aggiornato all’8 marzo 2023)