Ruraliă, un’esperienza dal basso

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Negli ultimi anni tra i temi maggiormente dibattuti da chi si occupa di storia figura il rapporto tra gli studiosi e quello che potremmo definire in termini generici “il pubblico”. La crescente domanda di storia, testimoniata dal riscontro ottenuto da piattaforme o canali tematici istituzionali e non, ha posto al centro da una parte la questione dell’accessibilità del sapere storico (in termini di linguaggi e mediatori) e dall’altra quella del coinvolgimento delle persone nella sua stessa costruzione.

Sul fronte della public history molto si sta facendo nel tentativo di sperimentare nuove pratiche partecipative che tengano conto di approcci rigorosi ma al contempo capaci di adottare uno sguardo dal basso. Il dibattito sull’accessibilità del sapere e sul coinvolgimento dei pubblici interessa però da anni anche ambiti disciplinari diversi ma tangenti alla public history, come quello della museologia. È del 2010 ad esempio la definizione di “museo partecipativo” coniata da Nina Simon con l’obiettivo di pensare ai musei come luoghi accoglienti, interattivi e dinamici in cui mettere in atto un coinvolgimento attivo della comunità e dei visitatori. Questa definizione guida da tempo molte realtà museali nella progettazione di allestimenti e proposte educative rivolte a varie categorie di utenza (spesso facendo ricorso alla storia orale).

L’attenzione viene però assai raramente puntata sui musei intesi come istituzioni partecipative. Non sempre infatti le comunità percepiscono il museo come soggetto in grado di rappresentarle, ascoltarle e accoglierle. Soprattutto per quanto riguarda i musei di recente apertura: si tratta di progetti in cui le comunità figurano come le principali destinatarie dell’investimento, ma raramente esse vengono chiamate a prendere parte alla filiera decisionale che ne porta all’istituzione o coinvolte nelle scelte curatoriali.

Esistono tuttavia esperienze progettuali che possono offrire spunti su cui cominciare a lavorare. Un esempio è il caso di allestito a Cison di Valmarino (TV).

Allestimento Ruralia

Il piccolo comune, collocato nella provincia trevigiana, conta 2.500 abitanti e insiste su un territorio che ha vissuto molte trasformazioni negli ultimi decenni che hanno portato alcune delle sue frazioni ad essere inserite prima nella DOCG Prosecco Conegliano Valdobbiadene e, dal 2019, nel sito UNESCO “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”. Lo sviluppo di un’economia legata al turismo eno-gastronomico ha inevitabilmente alterato gli equilibri sociali ed economici di un’area rurale segnata per secoli dalla mezzadria. Per raccontare la storia di mondi che rischiano di scomparire dietro le narrazioni identitarie orientate alla costruzione di autentici brand territoriali, l’assessorato alla cultura del Comune di Cison, a partire dal 2020, ha coinvolto l’AISO – Associazione Italiana di Storia Orale nella realizzazione di una serie di interventi che avessero come obiettivi l’avvio di una raccolta di interviste e il coinvolgimento della comunità nella realizzazione di un museo capace di raccontare i cambiamenti del paesaggio circostante.

Allestimento Ruraliă

Il percorso è iniziato nell’estate del 2020 con la prima edizione della scuola di storia orale nel paesaggio del Prosecco che ha permesso l’incontro con alcune delle figure chiave della comunità locale e la raccolta di un nucleo di interviste. Queste testimonianze, dopo le opportune analisi e rielaborazioni, sono state poi oggetto l’anno successivo di una restituzione pubblica durante la seconda edizione della scuola, dando impulso alla raccolta di ulteriori interviste. Le due edizioni hanno permesso l’incontro tra studiosi e portatori di memorie in grado di raccontare e interpretare il paesaggio che oggi si propone ai nostri occhi. L’intera organizzazione ha visto inoltre il coinvolgimento attivo della proloco e delle realtà associative di Cison, avvicinate in questo modo agli obiettivi e al lavoro dei ricercatori. Le due scuole si sono configurate come esperienze seminali che hanno portato nel settembre del 2021 all’apertura di Ruraliă, museo temporaneo che si presenta al pubblico come una sorta di cantiere aperto. L’allestimento accoglie al momento alcuni oggetti appartenenti a collezioni etnografiche che raccontano le caratteristiche dell’economia rurale locale tradizionale.

Allestimento Ruraliă

L’apertura di un museo dall’allestimento semplice ma funzionale, per quanto ancora provvisorio, ha permesso di avviare relazioni con le scuole locali, soprattutto attraverso laboratori didattici e attività educative.

Una classe in visita per Ruraliă

Collocato all’interno delle Case Marian, ex edificio colonico, Ruraliă ha cominciato così la costruzione di una relazione con la comunità circostante. A questo lavoro parallelamente si è affiancato lo studio delle interviste raccolte e la loro trasformazione in materiale sonoro da inserire nell’allestimento museale. Nell’estate del 2022, infatti, AISO ha promosso un laboratorio, a cura di Renato Rinaldi, di trattamento e postproduzione delle interviste registrate a partire dal 2020.

Nel frattempo l’allestimento del museo, nella sua veste definitiva, è rientrato negli interventi finanziati dal PNRR tra quelli presentati dal Comune di Cison, dando così all’intero percorso la possibilità di ottenere le risorse necessarie per essere portato a compimento.

Ruraliă oggi si presenta come un esperimento ancora in fieri che ha permesso ai soggetti coinvolti di procedere per tentativi ed errori. Pur essendo una sorta di libro con un finale ancora da scrivere esso rappresenta un caso studio stimolante per tutti quei professionisti che si muovono in ambito museale nel tentativo di tradurre in buone pratiche le molte riflessioni aperte nel campo della public history.

Irene Bolzon
Ha conseguito nel 2014 il dottorato in Storia, culture e strutture delle aree di frontiera. Tra i suoi temi di ricerca figurano la questione del confine orientale italiano, la violenza del fascismo repubblicano, la giustizia politica in Italia nel secondo dopoguerra e la politica della memoria rispetto agli eventi traumatici del Novecento. Dal dicembre del 2019 è conservatore del MeVe – Memoriale Veneto della Grande Guerra. È stata in questa veste curatrice delle mostre Istantanee dal presente. Testimoni al tempo del Covid19 e Uno per tutti. Il viaggio del Milite Ignoto.

Per la stesura del seguente contributo si ringraziano Alessandro Casellato per l’AISO e Cristina Munno, assessore alla cultura del comune di Cison di Valmarino.

(Aggiornato al 17 novembre 2022)