The War in the air
La guerra aerea totale è nell’immaginario prima che nella realtà, per molti versi il frutto concreto di fantasie anche letterarie come quelle espresse da Herbert Georg Wells sin dal 1908 in La guerra nell'aria.
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La guerra aerea totale è nell’immaginario prima che nella realtà, per molti versi il frutto concreto di fantasie anche letterarie come quelle espresse da Herbert Georg Wells sin dal 1908 in La guerra nell'aria.
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I disegni sono la cornice cui Albert Robida ricorre per colpire l'immaginazione dei più giovani, anticipando inconsapevolmente le guerre infernali del XX secolo.
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L’immagine di Berlino come ponte o “terra di transito" è inscritta nel suo stesso nome: Berlino verrebbe dalla contaminazione di due parole, quella tedesca Bär (orso) e quella slava, Birlin (zona paludosa). Questo destino, votato al doppio, ha accompagnato la capitale tedesca dalla divisione delle due Prussie agli inizi del XVIII Secolo, fino alla cesura della guerra fredda, determinandosi poi dentro una geopolitica sempre più globale.
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“Volare” è un tema ricorrente nell’arte, anche nella musica. Testi e copertine degli album lo testimoniano, tra fascinazione verso la tecnologia, curiosità verso l’infinito dello spazio e il desiderio, mai sopito nell’uomo, di staccare i piedi da terra e librarsi nell’aria.
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Esercizio di stile e fantasia, il what if è stato applicato anche al più celebre eroe dei fumetti. È così nato “Superman: Red son”, serie in tre volumi ideata da Mark Millar, in cui si immagina che il paladino della giustizia in tuta blu e mantello rosso sia in realtà atterrato in Urss, divenendone il leader.
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Ogni primo maggio in piazza San Giovanni, a Roma, la musica incontra l’impegno. Il “concertone”, inaugurato dai sindacati oltre 30 anni fa, è un rito collettivo che tra pioggia, ritardi in scaletta e polemiche non ha perso la sua originale anima “politica”… l’ha solo (forse) un po’ cambiata.
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Fausto Biloslavo - da 40 anni giornalista inviato di guerra in Ucraina, nei Balcani, in Afghanistan, Africa ed estremo oriente - ci racconta la sua esperienza sui fronti “europei”. Le memorie nazionali emerse ed esibite in questi conflitti, le spaccature ad Est tra filoeuropei e filorussi, le speranze riposte nella caduta del muro di Berlino e sotto alcuni aspetti tradite, sono tutti temi al centro di questa intervista.
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La visione della maschilità oggi è messa in discussione da più parti, ma sembra ancora mancare una generale presa di coscienza, da parte dei maschi, del loro secolare privilegio.
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Non è facile fare i conti con le etichette che ci vengono assegnate d’ufficio, farli con etichette di cui si ignorava l’esistenza e il significato è a dir poco complicato.
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Luoghi in cui si cantano a squarciagola le canzoni di osteria, si storpiano quelle d’amore e si urlano i canti democratici. Sono le goguette, uno dei simboli della canzone popolare francese del XIX secolo in cui divertimento, impegno politico e il piacere del canto si mescolano assieme.
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Cosa accade quando a essere rievocata è la storia più oscura e traumatica di un Paese? In America si tengono da anni simulazioni delle aste di schiave e schiavi, finte fughe attraverso la ferrovia sotterranea e reenactment di episodi di linciaggio. Tra polemiche e interrogativi etici: ce li racconta una storica delle Americhe e della schiavitù.
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A poche ore dal devastante incendio del 2019, il videogioco “Assassin’s Creed” è finito al centro di indiscrezioni su un suo possibile utilizzo per la ricostruzione della cattedrale di Notre-Dame. Ma com’è avvenuto? E perché? Il buon lavoro fatto dal team di programmatori e una certa dose di marketing hanno sicuramente contribuito.
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Si parla sempre di “uomo preistorico”, addirittura il nome della nostra specie è Homo Sapiens. Proprio come se le donne nell’antichità non fossero esistite. Questa la felice intuizione dell’archeologa Enza Elena Spinapolice, docente presso l’Università di Roma La Sapienza. I suoi studi si rivolgono in particolare al Paleolitico Medio europeo e alla Middle Stone Age africana. Nell’ambito dell’edizione 2022 del RAM film festival di Rovereto ha tenuto un intervento dal titolo emblematico "L’uomo preistorico era anche una donna".
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Come si rapporta una fondazione che ha tra le sue finalità lo studio della storia e della cultura politica della destra italiana, al tema della musealizzazione del fascismo come periodo storico? Lo abbiamo chiesto al suo presidente.
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Il sogno del volo, antico quanto l’uomo; le imprese e le gesta leggendarie dei pionieri; il genio visionario dei grandi progettisti; l’intuito e la lungimiranza dei grandi costruttori. Tutto ciò si può trovare al Parco e Museo del Volo Volandia, a due passi dall’Aeroporto di Malpensa. Con i suoi 60 mila mq di spazio espositivo - primato museale italiano – il Museo racconta la storia che è transitata nei suoi edifici per oltre un secolo.
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Far riemergere la memoria e la storia dei luoghi abbandonati: questo secondo la studiosa e architetto newyorkese Elisabetta Terragni è uno degli aspetti più interessanti quando si lavora a tali progetti. In questa intervista ci conduce alla scoperta di “House of Leaves” nel centro della cosmopolita Tirana, oggi Museo Nazionale Albanese sulla Sorveglianza di Stato, e in passato sede del Sigurimi, il famigerato servizio segreto che ha operato durante la lunga dittatura di Enver Hoxha.
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Un museo temporaneo di saperi e memorie, nato nel paese di Cison di Valmarino (TV), riflette sulle trasformazioni di quel territorio coinvolgendo attivamente la comunità che lo abita.
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Il fascismo aveva bisogno di soldati devoti e fedeli. Per questo predispose di plasmarli sin dall'infanzia e nel suo programma di formazione totale inserì anche la familiarizzazione con le armi. Ecco il caso di un'arma giocattolo, che però fa rumore e spara davvero: dalle collezioni della Fondazione Museo storico del Trentino, il fucile balilla MP Molgora Sx8.
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Storia del distintivo contro la tassa fascista sul celibato del 1927, introdotta da Mussolini come parte della politica per la promozione della famiglia al grido di "se le culle sono vuote la nazione invecchia e decade". Un oggetto del patrimonio della Fondazione Museo storico del Trentino.
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Nel 1914 quella che oggi chiamiamo "Ucraina occidentale" era chiamata "Galizia": vi abitava una varietà di popoli di lingua e cultura diversa e faceva parte dell'Impero austro-ungarico. Fu lì che decine di migliaia di trentini, arruolati nell'Imperial Regio esercito austroungarico vennero inviati a combattere contro l'esercito russo. Le loro lettere, diari e memorie, conservati presso l'Archivio della scrittura popolare (ASP) della Fondazione Museo storico del Trentino, ci restituiscono il loro sguardo su quella terra e i suoi abitanti.
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Oscar de Bertoldi, conosciuto ai più con il nome di Felix Lalù, da quasi vent’anni racconta il Trentino e la Val di Non con ironia e gusto per la sperimentazione. Il suo ultimo album, “Tut bon”, è uscito nel 2022, ma nuovi progetti sono già in dirittura d’arrivo.
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Non una sotto-disciplina storiografica, ma una rilettura della storia tout court. Da tempo anche nella nostra regione si lavora ad una nuova storia delle donne e di genere. Ma c'è ancora tanto da fare.
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In questa intervista Fabio Caffarena ricostruisce l’immaginario del volo durante la prima guerra mondiale e ci racconta chi erano i primi aviatori militari. Il professor Caffarena insegna Storia contemporanea e Didattica della Storia presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova. È direttore dell’Archivio Ligure della Scrittura Popolare e i suoi interessi di ricerca riguardano la prima guerra mondiale e l’aviazione italiana tra Grande Guerra e fascismo. Collaboratore dell’Ufficio storico dell’Aeronautica militare, ha partecipato alle iniziative dedicate al centenario dell'Aeronautica Militare.
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Cosa presuppone la scelta di arruolarsi in Aeronautica Militare? Quali sono i sogni, le aspirazioni, e quale è la preparazione necessaria? Ne abbiamo parlato in questa intervista registrata alle Gallerie di Trento, con Basilio di Martino, generale Ispettore Capo e presidente del Comitato per il Centenario dell’Aeronautica Militare. Il suo è un percorso che prende avvio da una formazione composita, con una laurea in ingegneria. Ma la carriera in Aeronautica Militare presuppone anche la condivisione con molti uomini e donne degli “archetipi” che fanno parte dell’immaginario del volo.
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Il conflitto in Ucraina è stato preannunciato da un discorso di Vladimir Putin in cui si rileggeva la storia russa e ucraina in maniera funzionale agli obiettivi politici e militari russi. Ma l'uso strumentale del passato è una costante di molti governi dell'Europa centro-orientale, dalla Polonia ai Balcani. Spesso ci accorgiamo inoltre di avere memorie e racconti pubblici della storia assai diversi tra la parte occidentale e quella orientale dell'Unione Europea. Per questo ci è sembrato importante parlarne con Guido Crainz, docente e autore di numerosi libri sulla storia contemporanea italiana ed europea, tra cui ricordiamo ”Il Sessantotto sequestrato, Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni” (2018) e soprattutto ”Ombre d'Europa. Nazionalismi, memorie, usi politici della storia” (2022).
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Nel secondo dopoguerra l’evoluzione tecnologica e il boom economico dell'Occidente rendono possibile l’attivazione delle prime rotte aeree passeggeri “di massa”. Le neonate compagnie aeree commerciali fanno a gara per accaparrarsi passeggeri a colpi di spot che riproducono i desideri (e gli stereotipi) della prima generazione umana “globale”.
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Osservando chi dedica il proprio tempo libero (e non solo) a rievocare epoche passate, abitudini e costumi di una volta o specifici episodi che hanno segnato la Storia, sorge spontanea una domanda: “Ma perché lo fai?”. Ecco cosa ci hanno risposto rievocatrici e rievocatori.
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Quanto incide il contesto socio-economico sulla diffusione delle teorie del complotto? In questa analisi del rapporto Censis sulla “società irrazionale”, incentrato sull’Italia di oggi, si individuano i fattori strutturali che favoriscono il diffondersi di strampalate tesi complottistiche.
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È ancora possibile occuparsi oggi di canto popolare e di protesta? Ne abbiamo parlato con lo storico e antropologo Antonio Fanelli. Fanelli insegna all'Università La Sapienza di Roma, tra i suoi interessi di ricerca troviamo la storia orale e il canto popolare. Nel 2017 ha pubblicato per Donzelli “Controcanto. Le culture della protesta dal canto sociale al rap”. Fa parte della giunta esecutiva dell'Istituto De Martino ed è direttore della rivista “Il De Martino. Storie, voci, suoni”.
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Professoressa associata di Storia Medievale all’Università di Pisa; insegna Storia Medievale e Storia Pubblica Digitale, opera nel direttivo dell’Associazione Italiana di Public History (AIPH). Ha collaborato a testate giornalistiche e programmi Rai. Ha fondato nel 2006 Historycast il primo podcast indipendente in Italia di argomento storico e collabora da tempo con il mondo della rievocazione. Proprio a partire dalla sua esperienza le abbiamo chiesto di parlarci del rapporto tra storia e rievocazione.
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Dalla “giocabilità” dei games di genere storico alle diverse generazioni di “videogiocatori seriali”: Igor Pizzirusso, digital historian presso l’Istituto nazionale Ferruccio Parri e coordinatore del gruppo “Storia e gioco” dell’Associazione Italiana di Public History, racconta una passione diventata parte del suo lavoro. Gli abbiamo fatto un sacco di domande, fino a scoprire che il suo videogioco storico preferito… è un fantasy!
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Volo e fantasia, due parole dal legame speciale. Un legame che riesce a trasportare bambine e bambini in un'altra dimensione, dove cavalcare un drago non è un'impossibile stranezza, ma una splendida avventura. Una piccola bibliografia per iniziare un grande viaggio con la testa tra le nuvole.
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Da sempre la rabbia, il disagio, l'opposizione hanno trovato spazio non solo dentro le parole delle canzoni, ma anche dentro la musica stessa. Questa personale compilation va a incrociare diversi linguaggi musicali e presenta dei brani che in qualche maniera originano da fratture più o meno evidenti. Il consiglio è di ascoltarli per intero.
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La violenza contro le donne è un fenomeno cuturale, caratterizzato da una forte permanenza nel tempo. C’era in passato e c’è ancora oggi. Un fenomeno che non riguarda solo le individualità ma permea anche le istituzioni, rendendo la posizione subalterna delle donne difficile da scardinare.
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