Negli anni venti e trenta il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto si presentava come luogo di celebrazione e di educazione nazionale, tappa obbligata nella formazione di ogni studente. In assenza di testi esplicativi e spesso anche di didascalie, gli oggetti nelle vetrine venivano presentati come autoeloquenti: si riteneva che l’esposizione di armi, uniformi e cimeli fosse sufficiente per affascinare così come per trasmettere messaggi e modelli di comportamento. Le parole d’ordine erano “eroismo, patria, coraggio, vittoria”; non c’era la volontà di spiegare, ma di convincere. La cornice di senso nella quale integrare le suggestioni offerte dal museo era affidata alla narrazione degli eventi fornita dalla scuola e dal discorso pubblico.
Ma il museo è un organismo vivo e non è rimasto immobile nel tempo: gli oggetti esposti sono spesso rimasti gli stessi, ma il racconto e la mediazione sono profondamente cambiati. Negli ultimi trent’anni l’intero percorso di visita è stato sottoposto a profonde trasformazioni. Si è lavorato sugli allestimenti ma anche sull’interpretazione della prima guerra mondiale, che viene inserita in una prospettiva più ampia e complessa. Coerentemente con quanto accaduto nella ricerca storiografica, l’attenzione si è spostata sull’esperienza di soldati e civili, sull’impatto della guerra sul paesaggio, sulla società e sull’economia e si è cercato di dare spazio ad effetti di lunga durata e connessioni con il presente.
Insieme alle finalità, agli allestimenti e al linguaggio, è profondamente mutato il rapporto con i visitatori; è aumentata l’attenzione per i loro bisogni ed aspettative e sono nati nuovi servizi (visite guidate, proposte didattiche, attività per famiglie, strumenti di visita, contenuti divulgativi online) e si sono affermate nuove competenze all’interno della struttura.
Le aspettative di chi visita oggi il museo sono molteplici: molti pensano di imparare cose nuove, alcuni cercano la conferma di quanto già sanno, altri vengono per ammirare le collezioni e altri ancora per trascorrere del tempo in maniera piacevole. In generale tutti si aspettano che il museo si rivolga a loro in maniera specifica, con il desiderio di essere posti “al centro” dell’attenzione. E questo è particolarmente evidente per le famiglie che si aspettano un racconto chiaro, accessibile, stimolante ma anche uno spazio e del personale accogliente.
Come riuscire ad essere efficaci affrontando un tema delicato come quello dei conflitti? Come evitare ambigue forme di fascinazione e rispettare la sensibilità dei più piccoli? Come stimolare nel pubblico in visita autonoma l’interazione adulto-bambino?
Quello che abbiamo proposto negli ultimi anni è la creazione di un percorso di visita pensato per loro, fatto di testi, immagini, piccole attività e semplici giochi che puntano a stimolare la curiosità e mantenere alta l’attenzione. La visita al museo viene proposta come un’esperienza da condividere tra bambini e adulti accompagnatori: ai bambini cerchiamo di offrire stimoli all’osservazione e alla curiosità, agli adulti (anche ai meno esperti) elementi utili ad accompagnare i più piccoli alla comprensione di un fenomeno complesso come quello della guerra.
In ogni sala abbiamo inserito pannelli illustrativi facilmente identificabili: abbiamo fatto una selezione degli argomenti e delle informazioni, adottato un linguaggio chiaro e semplice e per le immagini ci siamo affidati a delle illustratrici con esperienza in questo campo.
Nella scelta degli argomenti ci siamo concentrati su aspetti della vita quotidiana (come si viveva in trincea, come si combatteva in montagna, cosa si mangiava, come erano equipaggiati i soldati), sull’impatto della guerra sulla società (cosa accade ai civili, che esperienza vivono i profughi, come cambiano i rapporti personali e familiari) e sul paesaggio (come si trasforma il territorio e che conseguenze ha la guerra sul lungo periodo).
Abbiamo posto i contenuti per bambini ad altezza adeguata e i contenuti iconografici di impatto al di sopra del loro campo visivo.
Per alcuni oggetti abbiamo realizzato didascalie ad hoc per orientare lo sguardo dei più piccoli, stimolando la loro capacità di osservazione e superando la semplice curiosità che alcuni oggetti suscitano. Attraverso schede illustrate invitiamo i bambini a cercare gli oggetti nelle sale, identificarli e comprenderne la funzione. Per proseguire l’esperienza al di fuori dello spazio museale abbiamo creato due libretti illustrati e una videoanimazione.
La speranza è che l’esperienza risulti stimolante e piacevole e che attivi un processo che ci auguriamo non si esaurisca nel tempo della visita. In cent’anni non sono cambiati solo l’allestimento e l’approccio, ma la funzione stessa del Museo: non più luogo di risposte, ma luogo che accende domande e stimola la riflessione.
Anna Pisetti
Dal 2000 lavora presso il Museo Storico Italiano della Guerra. È responsabile dei servizi educativi e dei servizi al pubblico. Si occupa della progettazione di attività didattiche, formazione, produzione di strumenti di visita, collabora alla realizzazione di allestimenti e all’organizzazione di eventi.
(Aggiornato al 14 settembre 2022)