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Coraggio, che tutto passa

Alcuni studenti e studentesse delle classi quinte  (5LESB e 5LESA) del Liceo delle Scienze Umane – opzione economico-sociale dell’Istituto “Martino Martini” di Mezzolombardo sono stati coinvolti ed impegnati nel progetto “Touching History: indagare il passato per un futuro migliore” (PON FSE).

Il progetto si è svolto dal mese di gennaio fino ad aprile 2023 in orario extrascolastico e ha coinvolto ragazzi e ragazze particolarmente interessati ad approfondire, attraverso una visione diretta ed esclusiva, alcune fonti storiche della Grande Guerra ma soprattutto risalenti al periodo dei regimi totalitari del Novecento. Particolare attenzione è stata data alla propaganda e agli strumenti di soppressione delle differenze di pensiero. 

I partecipanti si sono calati nella parte dello storico alla ricerca di risposte e conferme di quanto appreso nelle lezioni: interessante è stata l’esperienza alle Gallerie di Trento, con la partecipazione al laboratorio Indovina chi scrive, la visita alla mostra sulla seconda guerra mondiale e a Spettacolo, un percorso immersivo con una serie di installazioni che ripercorrono 200 anni di storia. È stata proprio questa visita a portare una studentessa a ritrovare successivamente nelle memorie di famiglia due cartoline risalenti alla Grande Guerra e a dare un nuovo stimolo di ricerca allo stesso progetto.

Gli studenti hanno a lungo studiato le due fonti e hanno redatto, sotto la guida del docente esperto Antonio Manzari e della docente tutor Olimpia Calì, un articolo esaustivo sul lavoro condotto in questi quattro mesi.

Ecco il loro articolo:

Coraggio che tutto passa…

Innumerevoli sono le storie dei soldati impegnati al fronte della Grande Guerra rimaste ancorate al passato, e nonostante molte di queste sono state rinvenute grazie agli sforzi degli storici trentini in collaborazione con le famiglie dei superstiti, ad oggi sono ancora tante quelle sconosciute e avvolte dal mistero.

Grazie al percorso coordinato dai docenti Antonio Manzari e Olimpia Calì dell’Istituto “Martino Martini” di Mezzolombardo, siamo riusciti a recuperare e analizzare due lettere appartenenti ad antenati della famiglia Gius, la cui collaborazione è stata preziosa, e risalenti al periodo della prima guerra mondiale.

Abbiamo avuto l’occasione di avere tra le mani due lettere scritte da Maria Rigos in Gius e dal figlio Candido Gius.

Nella prima lettera, Maria scrive al figlio Luigi per sincerarsi delle sue condizioni e per aggiornarlo sulla sua vita quotidiana: in un passaggio, Maria racconta che un giorno alcune ragazze si sono presentate alla sua abitazione a Malosco offrendo gratuitamente aiuto in modo da sostituire il prezioso lavoro degli uomini occupati al fronte.

Alla fine della lettera, la donna prova a infondere un messaggio di speranza con l’intento di dare supporto morale al figlio: “Luigi coraggio che tutto passa quaggiù, e dopo la tempesta torna più gradito il sereno chissà”.

Questa frase racchiude un messaggio di speranza che Maria manda per rincuorare il figlio poiché lei non poteva essere fisicamente presente con lui e l’unica cosa che poteva fare era supportarlo emotivamente: dalla lettera traspare l’amore di una madre preoccupata per l’evolversi della guerra.

D’altronde, anche lei è fortemente provata dalla dura esperienza del conflitto, come ogni altra famiglia in pensiero verso i propri cari in guerra: la paura soverchiante di non poter mai dare per certe le condizioni dei soldati spinge Maria e tutte le persone nella sua stessa condizione, a far trasparire le emozioni e i sentimenti in lettere come questa, unico tramite per raggiungere i propri affetti.

Enorme è il carico emotivo di queste lettere, in quanto ognuna di esse potrebbe essere l’ultimo messaggio che riusciranno a far leggere ai propri cari.

Nella seconda lettera, invece, a scrivere è il figlio Candido, che aggiorna la madre sulle sue

condizioni e si congeda mandando un saluto a tutti i suoi cari, sperando di poterli rivedere al più presto.

Egli inoltre esprime preoccupazione nei confronti della sua famiglia, in quanto è da tanto tempo che non riceve notizie a riguardo. Grazie al timbro posto sulla lettera, siamo riusciti a intuire che molto probabilmente Candido, nel momento della stesura, era tenuto prigioniero in Russia.

Nonostante la differenza generazionale e il diverso contesto nel quale siamo cresciuti, la lettura di questo testo ci ha portato ad immedesimarci in lui, comprendendo almeno in parte le sue emozioni e provando a cogliere tutte le sfaccettature del suo stato emotivo.

Dalle sue parole si può evincere la fatica che doveva sopportare a causa dell’incessante lavoro che era costretto a svolgere e il continuo pensiero rivolto ai famigliari.

Le esperienze vissute da persone come Candido ci permettono di riflettere sulla banalità dei problemi del giorno d’oggi e di riscoprire valori in crisi come quelli della famiglia e del rispetto reciproco.

Grazie alla testimonianza degli eredi della famiglia Gius, sappiamo che al termine del conflitto Candido è riuscito a tornare sano e salvo a casa, ma permangono ancora degli interrogativi: ci sono altre lettere? Se sì, dove sono? Riusciremo mai a incastrare tutti i pezzi restanti del puzzle?

Continueremo a lavorarci…

A cura dei docenti Antonio Manzari e Olimpia Calì e degli studenti Martina Toscana, Jacopo Bedin, Davide Marangio, Ylenia Semeraro, Jennifer Deavi, Caterina Ghezzi, Giorgia Scaduto e Sofia Tenaglia. 

(Aggiornato al 24 maggio 2023)