Milano, 12 dicembre 1969, la banca nazionale dell’agricoltura in piazza Fontana, proprio alle spalle del Duomo, è affollata. Oltre alle quasi trecento persone che vi lavorano, il venerdì la banca rimane aperta oltre l’orario consueto per consentire ai commercianti agricoli della provincia di svolgere all’interno le proprie contrattazioni. Alle 16:37, un’esplosione uccide 17 persone, ferendone 88. La strage di piazza Fontana segna l’inizio in Italia della cosiddetta “strategia della tensione”, un periodo di attacchi terroristici avvenuti nelle ultime tre decadi del Novecento e caratterizzati da una strategia eversiva basata sulla violenza.
Il caso di piazza Fontana è emblematico, perché oltre a costituire nel discorso pubblico italiano un passato controverso e difficile da ricordare, è gravato dalla vicenda delle morti di Giuseppe Pinelli e di Luigi Calabresi, che divide ancora la città dopo più di 50 anni. Il 15 dicembre, Giuseppe Pinelli, un ferroviere anarchico condotto in commissariato la sera del 12 con altri militanti di sinistra poiché sospettato di essere coinvolto nella strage, morì precipitando dal quarto piano della questura. Luigi Calabresi, l’ispettore di polizia che interrogava in quelle ore i fermati, fu assassinato il 17 maggio 1972 fuori dalla sua abitazione con due colpi di pistola.
Come è stata inscritta la memoria della prima strage terroristica dell’Italia repubblicana nel discorso pubblico nazionale? E qual è il ruolo degli anniversari del 12 dicembre nei processi del ricordo? Da settembre 2011 a gennaio 2022 ho effettuato una ricerca qualitativa longitudinale su dati raccolti attraverso l’osservazione etnografica durante la cerimonia del 12 dicembre, interviste in profondità ai familiari delle vittime e ad altri testimoni della memoria, analisi dei documenti e degli artefatti che sono stati realizzati nel corso degli anni, talora in forma digitale, con l’intento di esplorare la memoria di questa strage. In particolare, mi sono chiesta come sia stata trasmessa la conoscenza pubblica di questo passato alle giovani generazioni e il ruolo delle forme culturali e artistiche che questo passato ha via via assunto. Occorre ripercorrere, con una sintesi non certo esauriente, le traiettorie sociali e politiche che questa memoria ha disegnato nel corso degli anni e che sono state prodotte dai codici estetici, dalle pratiche commemorative compiute dai familiari delle vittime e dai gesti politici di riconciliazione istituzionale.
Un indicatore della profonda divisione che caratterizza questo caso è rappresentato dalla vicenda del quadro di Enrico Baj I funerali dell’anarchico Pinelli. L’imponente installazione non fu mai esposta perché il giorno dell’inaugurazione della mostra a Palazzo Reale a Milano fu ucciso Luigi Calabresi. La mostra fu immediatamente sospesa e dal 1972 il quadro iniziò le sue peregrinazioni, viaggiando senza sosta nelle principali città nordeuropee. Fece ritorno a Milano ma solo per brevissimi periodi, come nel 2009, quando fu esposto per appena tre mesi a Palazzo Reale in occasione del quarantennale della strage. L’opera è letteralmente un caso di “memoria in frammenti”, prima rimossa e poi smantellata, scomposta e depositata nel magazzino di una galleria d’arte, ed ancora in cerca di una sede che possa accoglierla.
In un passato controverso, come quello relativo a una strage, ci si rivolge ai familiari delle vittime, i garanti di quella memoria. Nella prima fase l’associazione, nata in modo spontaneo per iniziativa delle vedove delle vittime, era composta di un esiguo numero di familiari sparsi nella provincia contadina e contava sul supporto di realtà più strutturate, come l’Associazione nazionale partigiani d’Italia (ANPI) e l’Unione dei familiari delle vittime delle stragi, che sostennero i familiari nella vicenda giudiziaria. La storia processuale di piazza Fontana è stata infatti lunga e tortuosa. Dal 1972 si contano cinque istruttorie, sette processi e 33 anni di indagini. Nel 2005, con la sentenza di Cassazione del 3 maggio, si concluse il processo che confermò il verdetto di non colpevolezza per tutti gli imputati, ma riconobbe la responsabilità del gruppo di estrema destra Ordine nuovo. La sentenza diventa il primo dei due eventi spartiacque che inaugurano una nuova fase nella storia dell’associazione. Nel 2005 le famiglie delle vittime firmano un appello alla città di Milano esortando la cittadinanza a tornare in piazza per commemorare il 12 dicembre e avvertono la necessità di divenire un soggetto pubblico a tutti gli effetti. Il secondo punto di svolta interseca l’anniversario della strage con un’altra ricorrenza. Il 9 maggio 2009 si celebra il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, istituito con la legge 56/2007 nella data dell’assassinio di Aldo Moro. Nel suo discorso, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano tratteggia per il quarantennale il ricordo della strage, tematizzandone le responsabilità nazionali. Si tratta di un momento cruciale, che è stato fondamentale per inscrivere questa memoria nel discorso pubblico.
La celebrazione, alla presenza delle vedove di Pinelli e di Calabresi, è stata anche l’occasione per riconoscere Giuseppe Pinelli come la diciottesima vittima della strage, accomunando all’interno della stessa prospettiva le due vicende a lungo contrapposte. Il Giorno della memoria innesca nei familiari delle vittime un processo di intensificazione dell’impegno civile e di partecipazione culturale, che porta nel 2009 alla nascita ufficiale dell’associazione Piazza Fontana 12 dicembre 69.
Per evidenziare l’impatto degli anniversari del ricordo sulle forme pubbliche della memoria della strage, occorre delineare brevemente le modalità con cui questa viene commemorata il 12 dicembre. La giornata è il culmine delle iniziative per il ricordo e si articola in un corteo e in una cerimonia che si svolge in piazza Fontana. Nell’arco di 52 anni il copione commemorativo ha subito molte modifiche, pur mantenendo alcuni elementi, come la deposizione delle corone davanti alla lapide posta sul muro della banca, il minuto di silenzio e la lettura dei nomi delle vittime. Negli ultimi due anni, la cerimonia termina con un passaggio alla fontana che dà il nome alla piazza, attorno alla quale nel 2019 sono state posate 18 formelle commemorative che recano, oltre ai nomi, l’età e la professione delle vittime, la scritta “Ordigno collocato dal gruppo terroristico di estrema destra Ordine Nuovo”. Il corteo, introdotto nel 2005, è stato rimosso per alcuni anni per sottrarre il ricordo delle vittime al rischio di politicizzazione della cerimonia e non è l’unico che si svolge il 12 dicembre. La commemorazione aggrega ogni anno intorno al discorso sulla memoria della strage temi di attualità e politica molto vari, proposti da gruppi antagonisti, che organizzano un corteo alternativo e arrivano a compiere azioni di sabotaggio per imporre la propria definizione di questo passato controverso, come gli interventi di alterazione delle iscrizioni alle due lapidi in memoria di Giuseppe Pinelli che convivono in piazza Fontana.
In conclusione, il 12 dicembre è un anniversario che non si esaurisce nella cerimonia del ricordo. La commemorazione, in cui da un lato si conferma il potere performativo della testimonianza dei familiari delle vittime e dall’altro si contribuisce all’esercizio di competenze di cittadinanza democratica, diventa lo spazio e il luogo in cui il trauma è sia inscritto nel discorso pubblico nazionale sia in qualche modo ricomposto nella coscienza dei cittadini.
Lia Luchetti è docente a contratto in Sociologia della comunicazione e dei media presso l’Università Roma Tre. È autrice di saggi sui temi della memoria, tra cui An “unaccomplished memory”: the period of the “strategy of tension” in Italy (1969-1993) and the Piazza Fontana bombing in Milan (con A.L. Tota, Routledge, 2016). Ha curato, con Anna Lisa Tota e Trever Hagen, il volume Sociologie della memoria. Verso un’ecologia del passato (Carocci, 2018) e ha recentemente scritto il libro Commemorare una strage. La memoria pubblica di Piazza Fontana, 12 dicembre 1969 (FrancoAngeli, 2022).
(Aggiornato al 3 giugno 2022)