Battaglie, nascite illustri, stragi e misteri indimenticati ma anche compleanni di oggetti quotidiani o curiose ricorrenze. I media, ciascuno a modo proprio, utilizzano il calendario civile degli anniversari come gancio per raccontarci – spesso ri-raccontarci – una storia. Lo storico dei media Peppino Ortoleva, già alla fine degli anni ottanta, parlava del fenomeno come del “culto leggero delle date” e osservava che il moltiplicarsi degli anniversari e delle relative rievocazioni non era che l’altra faccia della loro perdita di intensità. Ma quali date sono considerate degne di essere commemorate? Come vengono sfruttate e rappresentate nei media? E cosa invece abbiamo consegnato all’oblio? Questo numero parte da una constatazione – siamo fissati con gli anniversari – e si propone di metterla alla prova su diversi linguaggi mediali e su alcuni temi storici, dal G8 di Genova alle stragi che hanno segnato la Prima Repubblica, dal compleanno della televisione a quello delle istituzioni politiche, per cercare di capire quale sia la loro funzione.
Per guardare alla complessità del fenomeno abbiamo innanzitutto coinvolto uno storico e una giornalista. Giovanni De Luna, specializzato in storia dell’unità d’Italia e ospite di molte trasmissioni Rai, guarda alle date celebrate dai media come al termometro delle inquietudini del paese mentre Paola Panigas, che lavora per la rivista periodica Focus Storia, spiega alcune scelte redazionali rispetto alle date da trattare e come il pubblico risponda a questo tipo di contenuti. Il sistema degli anniversari ha peraltro raggiunto un peso tale da non lasciare indifferente nemmeno il lavoro di ricerca. È su questo punto che abbiamo provocato lo storico Gabriele Proglio, protagonista di un caffè online in cui ci ha raccontato il suo ultimo libro, un articolato saggio di storia orale, uscito a vent’anni dal G8 di Genova.
Abbiamo guardato all’impatto degli anniversari di altri traumi sulle forme pubbliche della memoria: dalla prima mostra fotografica sulla deportazione, allestita a Carpi in occasione delle celebrazioni per il decennale della Resistenza – di cui ci parla una delle curatrici del riallestimento del 2005 – alle commemorazioni pubbliche della prima strage terroristica dell’Italia repubblicana, quella di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969.
La celebrazione mediale di anniversari del ricordo contribuisce anche a dare forma a un immaginario condiviso fatto di frammenti audiovisivi nazionalpopolari (ad esempio quando a compiere gli anni è la televisione o un altro medium) e di eventi leggeri che alimentano le nostre bacheche social e le conversazioni frivole alla macchinetta del caffè (come si vede nella Gallery fotografica, una new entry tra le nostre rubriche). Di tutt’altri festeggiamenti si parla nei due pezzi dedicati agli anniversari in chiave local (di cui uno in inglese) che mettono a confronto, da una parte, l’anniversario in pompa magna dei 700 anni dalla morte di Dante con i 125 anni dall’inaugurazione del suo monumento nella città di Trento e, dall’altra, un evento molto sentito del calendario istituzionale del Trentino come il cinquantenario dal secondo statuto di autonomia con il centenario di un altro sistema autonomistico, quello delle isole Åland.
Mentre lavoravamo a questo terzo numero, un paio di noi stavano ascoltando il podcast Il dito di Dio, a dieci anni dal naufragio della Costa Concordia nei pressi dell’Isola del Giglio. L’autore della serie, Pablo Trincia, nell’introduzione alla nona e ultima puntata (“In memoriam”) dichiara di aver sempre snobbato gli anniversari, soprattutto quelli collegati a un numero tondo, perché gli davano l’impressione che a contare fosse più “la misura del tempo” che l’evento commemorato, il quale “è come se restasse sempre un po’ fuori fuoco, sullo sfondo”. Salvo ricredersi laddove la narrazione fatta ad anni di distanza contribuisca a creare consapevolezza, a “sapere, conoscere, capire cosa sia successo […] e non per illuderci che tragedie come questa non accadano più ma perché quel sapere metta radici, perché germogli anche nella memoria di una sola persona che magari un giorno, oggi, domani o tra dieci anni si ritroverà a fare delle scelte che avranno un impatto sulle persone che la circondano e forse così avrà uno strumento in più per prendere le decisioni giuste”. Per questo ricordiamo o dimentichiamo. Due azioni che – come ci ricorda nel suo pezzo Francesco Filippi – non sono mai neutre bensì influenzano il modo in cui ci rappresentiamo il passato e prefiguriamo il futuro.
Gli anniversari, celebrati o mancati, sono molto più di una semplice mania.
(Aggiornato al 3 giugno 2022)