Una cantina da riordinare: vecchi mobili pieni di polvere e di caotici mucchi di cianfrusaglie, residui di decenni, di vite e di quotidianità ormai passate. All’improvviso, in una valigia sepolta sotto infiniti strati di materiali, appaiono le tracce dell’impegno politico di decenni prima: ritagli di giornale, appunti di discorsi, vecchie fotografie; poi, in una tasca laterale, ecco apparire una spilla con il simbolo di un partito politico del passato.
Quella spilla, una cosa piccola, poco appariscente, apre l’orizzonte verso l’enorme massa di oggetti prodotti nell’ambito delle lotte politiche degli ultimi secoli. Da una spilla di un congresso a una targa della sezione cittadina di un partito politico, da un gadget elettorale a un pezzo del Muro di Berlino, da una maglietta di Che Guevara a un foulard del 1848 con l’effige di Pio IX, da una tabacchiera con il ritratto di Napoleone a una tazzina da tè con l’immagine di Garibaldi: sono questi alcuni degli oggetti simbolo della mobilitazione politica, che testimoniano un senso di appartenenza e condivisione e rinviano a stagioni di impegno che intere generazioni hanno portato avanti.
Queste “cose”, prodotte e utilizzate come segni distintivi e strumenti di propaganda, sopravvivono ai cambiamenti politici, istituzionali e culturali e si possono trasformare in fonti e documenti storici.
Abbiamo intitolato questo numero “Preziose cianfrusaglie” perché molti degli oggetti dei quali parleremo sono effettivamente “cianfrusaglie” – cose di poco valore – ma in realtà, se opportunamente interrogati, rappresentano preziosi strumenti per raccontare il nostro passato.
Ci conducono attraverso queste riflessioni due punti di vista complementari tra loro. Da un lato abbiamo intervistato la storica Carlotta Sorba che ci ha mostrato come il tema degli oggetti e della materialità sia ormai diventato un vero e proprio campo di studio all’interno delle università; dall’altro le parole di Francesco Frizzera, direttore del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, ci hanno guidato dentro i depositi del museo mettendo in luce le grandi potenzialità e le molte storie che gli oggetti possono raccontare.
Il numero contiene poi i contributi di Arianna Arisi Rota – autrice del volume “Il Cappello dell’Imperatore” – dedicato alla “magnifica ossessione”, come lei stessa la definisce, per gli oggetti (ma non solo) legati alla figura di Napoleone e di Mirco Carrattieri – che ha recentemente pubblicato, con Paola Boccalatte, una storia della Resistenza in trenta oggetti – in cui, partendo da un berretto conservato presso il Museo più piccolo del Mondo ad Albinea (un basco rosso con impresso un gufo nero) si ricostruiscono le vicende del proprietario, il partigiano Battista Bortesi.
Paola Varesi ripercorre la storia del Museo Cervi, una sorta di santuario laico dove convivono omaggi donati dai visitatori, documenti dell’attività antifascista dei Cervi, oggetti della vita contadina della famiglia.
Tommaso Speccher si concentra sul “destino” dei pezzi del muro di Berlino – da simbolo di libertà ad oggetti da merchandising – mentre Sara Zanatta scrive delle macchine da stampa, strumenti attraverso i quali sono state scritte parole importanti di dissenso, denuncia, sensibilizzazione. Alice Manfredi invece si concentra sul nostro presente, o tutt’al più recente passato, per raccontare cosa accade quando “il leader si fa gadget”. Completa il numero una gallery curata da Anselmo Vilardi e Laura Santangelo dedicata ad alcuni oggetti politici custoditi all’interno degli archivi della Fondazione Museo storico del Trentino.
Le “Preziose cianfrusaglie” di cui qui parliamo sono insomma sempre più al centro dell’interesse di Università e Musei che li studiano, li contestualizzano all’interno del racconto storico per restituirli all’attenzione del grande pubblico.
(Aggiornato al 26 settembre 2024)