“Signor Gorbachev tiri giù questo muro”
Nel 1987 un ispirato Ronald Reagan scandiva sotto la porta di Brandeburgo la frase che di lì a un paio d’anni avrebbe accompagnato la fine di un mondo. Forse. Perché a quasi quarant’anni di distanza, infatti, quel mondo oltrecortina continua ad essere centrale per comprendere l’immaginario di, letteralmente, mezza Europa.
Questo numero di History Lab Magazine “volge lo sguardo a Est”, andando ad esplorare i racconti pubblici della storia e le memorie dei Paesi dell’Europa centro-orientale. Una panoramica (per forza di cose parziale) sui modi, i tempi e i simboli di uno spazio che ha prodotto e continua a produrre narrazioni esclusive di conflitti del passato e, drammaticamente, del presente.
Uno luogo immaginato in cui la memoria è stata ed è ancora un’arma e la narrazione del passato spesso continua ad essere “monopolio di stato”.
Questo è evidente nella Russia di Putin, ma vale anche per diversi paesi che fanno parte di NATO e UE. Essi costituiscono una sorta di Terra di mezzo, in cui la presenza di istituzioni liberali o l’esistenza di uno stato di diritto non mettono in salvo il passato da riscritture che non sono solo confacenti ai desideri dei governi, ma anche rispondenti al bisogno di identità monolitiche, indiscutibili e rassicuranti espresso dai governati. Il passato è terra di sperimentazione per le pratiche autoritarie della post-democrazia anche quando queste non si sono ancora riversate sul presente.
La tentazione di inventare un passato immaginario, in cui ci si ritaglia il comodo ruolo di eroi-vittime innocenti, che è la costante di tutte le narrazioni nazionaliste della storia, a qualunque latitudine, nasce dal tentativo di evitare di fare i conti con la complessità.
Complessità che noi invece abbiamo cercato di rendere rivolgendoci a chi poteva restituirci una pluralità di approcci, punti di vista, vicende e luoghi.
In questo numero spaziamo da Berlino, “cerniera” tra l’Est e l’Ovest del nostro continente, ai campi di battaglia dell’Ucraina, fino all’Albania. Ci siamo rivolti a Guido Crainz, autore di Ombre d’Europa. Nazionalismi, memorie, usi politici della storia per uno sguardo complessivo sullo spazio europeo centro-orientale, a Tommaso Speccher per uno sguardo berlinese sulle diverse narrazioni e memorie del fu “oltrecortina di ferro”, a Ksenia Osowska, guida del museo Fabbrica di Schindler di Cracovia e del Memoriale di Auschwitz, per un focus sulla visione e narrazione del passato in Polonia. Con Elisabetta Terragni abbiamo parlato della musealizzazione dei lasciti del regime di Enver Hoxa in Albania mentre a Fausto Biloslavo abbiamo chiesto il racconto della sua esperienza di inviato di guerra. Con una selezione di memorie dell’Archivio della Scrittura Popolare Quinto Antonelli ci ha invece restituito lo sguardo dei soldati trentini inviati nel 1914 sul fronte galiziano. Vi sono poi le immagini che raccontano le vicende di due statue di Odessa, mentre con la rubrica Pop Culture abbiamo scelto di parlarvi della vita e della folgorante carriera nell’URSS di Stalin di Superman nel fumetto Superman Red Son.
Il filo conduttore che abbiamo cercato di dipanare è la ricerca della comprensione di uno spazio che avvertiamo come “altro” rispetto a quello dell’Europa occidentale. Di qui il titolo che abbiamo scelto: Altra Europa, altra memoria. Un “altro” che è parte non solo dello stesso continente in cui viviamo, ma (in buona parte) anche dell’Unione Europea e con cui occorre fare i conti tenendo conto della diversità di storie, memorie e quindi di percezioni del presente, senza pretendere che sia possibile annullare o ignorare questa diversità, che ha riflessi immediati sul presente.
(Aggiornato al 24 maggio 2023)