Quello della rievocazione storica è un mondo variegato, affollato e ricchissimo. Dalle usanze e dai mestieri di civiltà lontane alle più recenti battaglie del Novecento, tanti sono i gruppi e le associazioni che dedicano tempo, fatica e passione a rievocare un passato che non c’è più, dei mondi e immaginari ormai relegati ai libri o tutt’al più ai film e alle serie, rendendoli visibili e in certo qual modo “vivibili”. Quando questo passato rievocato ci mette di fronte a questioni spinose, però, cosa succede? Cosa avviene quando l’attività di reenactment si scontra con valori, usanze e fenomeni per noi, cittadini e cittadine democratici/che, considerati inaccettabili?
È da queste domande che siamo partiti per riflettere su quella che molti storici e storiche considerano, superata una certa diffidenza di partenza, una “frontiera” della public history.
Il tema è complesso e nei Punti di vista l’abbiamo declinato secondo prospettive e strategie comunicative decisamente diverse. In Italia, infatti, la rievocazione è uno dei tanti campi su cui il regime fascista ha puntato nel tentativo di inserirsi in un’eredità storica gloriosa. Quella della Roma antica, dei Comuni medievali o delle corti rinascimentali. Un passato strumentalmente utile e utilizzabile per dotarsi di quella “tradizione inventata” necessaria per giustificare un futuro altrettanto luminoso. A riflettere su quanto la rievocazione, in conseguenza anche di questo ingombrante precedente, si presti a farsi strumentalizzare politicamente abbiamo quindi chiamato Marcello Ravveduto, storico e membro dell’Associazione Italiana Public History (AIPH), che di questo tema ha scritto e discusso. Ben diverso, invece, è il punto di vista di chi il reenactment l’ha utilizzato per scopi dichiaratamente politici, trasformandolo in una performance. È il caso dell’artista Jeremy Deller, autore e promotore di una rievocazione della battaglia di Orgreave, avvenuta il 18 giugno 1984, quando i minatori dello Yorkshire si scontrarono con la polizia e, più in generale, con quelle politiche thatcheriane responsabili di grandi trasformazioni nella società e nell’economia inglesi.
Delle insidie di rievocare un passato difficile scrivono Francesco Filippi e Federica Morelli, che con gli strumenti della storia ci portano a riflettere su due contesti lontani caratterizzati entrambi da ferite non rimarginate. Nazifascismo, colonialismo, schiavitù, possono essere rievocati senza essere banalizzati? Ma soprattutto, la loro conoscenza attraverso il reenactment può contribuire a costruire una memoria storica consapevole e democratica?
Di strumenti e strategie di comunicazione del passato ci occupiamo invece nelle rubriche Pop Culture e Strumenti. La rievocazione, infatti, non è fatta solo di abiti, attenzione scrupolosa alla verosimiglianza e all’accuratezza storica. Lo storico Stefano Bartolini, insieme a Francesco Cutolo, ha da tempo individuato nel Lego uno strumento efficace per trasmettere ai ragazzi e alle ragazze un approccio critico ma al tempo stesso creativo al passato. Gli abbiamo chiesto quindi di rievocare, con i famosi “mattoncini”, alcuni celebri scenari di guerra e conflitti (visibili anche nella Gallery). La rievocazione, d’altro canto, può rappresentare uno strumento didattico e pedagogico non indifferente, come dimostrato dall’esperimento dell’anno scolastico 1960/1961 alle scuole Pigarelli di Gardolo, in provincia di Trento, in cui l’insegnante Franco Bertoldi fece interpretare la battaglia di Calatafimi fra garibaldini e borbonici alla sua classe elementare, lasciando uno straordinario documento filmato.
Della passione per la rievocazione e delle motivazioni che guidano migliaia di donne e uomini a dedicare il proprio tempo libero – o a trasformare questa attività nel proprio lavoro – parleremo invece in Cronache. “Perché lo fai?” è la domanda che abbiamo girato a rievocatori e rievocatrici in tutta Italia: ci hanno risposto la fondatrice di un’associazione che realizza abiti e capigliature rinascimentali, un esperto miniaturista dell’Associazione Calligrafica Italiana, uno schermidore storico che insegna e pratica “l’uso delle armi” alla maniera rinascimentale e una “cuoca d’epoca”, esperta di rievocazione di sapori e ricette medievali.
Un ultimo approfondimento, nella rubrica Un caffè con…, è dedicato all’esperienza di una docente universitaria che, superata un’iniziale diffidenza, partecipa all’organizzazione delle rievocazioni. Enrica Salvatori, anche lei socia attiva di AIPH, ragiona così sulla necessità per i public historian di “buttarsi nella mischia” delle rievocazioni e dare il proprio contributo affinché questi eventi pubblici possano avere anche una valenza culturale e divulgativa.
(Aggiornato al 9 febbraio 2023)