“Coi se e coi ma la storia non si fa”, ricorda un vecchio adagio con cui solitamente chi fa storia si libera delle domande più spinose.
Ma è difficile che qualcosa passi davvero alla storia senza che qualcuno o qualcuna si metta di impegno per cambiarla, la Storia. Magari contro tutto e contro tutti. Magari senza speranza. E spesso senza successo.
Un individuo che a un certo punto si opponga a una delle regole più solide tra quelle che regolano i rapporti umani, quelle della tradizione e, puntando i piedi, neghi il fatto che dire “si è sempre fatto così” sia un buon motivo per lasciare tutto come sta.
Una figura che spezzi la routine, uscendo dai binari del consueto e si metta a pensare a un modo diverso di fare le cose, di pensare, di vivere.
Un/a rompiscatole, insomma, che non si accontenta della “solita storia” e per questo se ne inventa una tutta nuova.
Come Rosa Parks, prima donna nera a non accettare di sedersi su un bus nei posti riservati ai “colored”. Come Dick Fosbury, che alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968 decise che c’era un modo migliore per saltare l’asticella di quello che gli era stato insegnato e che tutti fino a quel momento avevano ritenuto l’unico possibile. O come Giacomo Matteotti, che nella primavera del 1924, in un’Italia che scivolava inesorabilmente verso il fascismo, decise di continuare a resistere, anche se non c’era alcuna speranza.
La categoria di “rompiscatole della storia” identifica figure che spesso, sul momento, vengono ignorate o sottovalutate, perché troppo eccentriche, rispetto al sentire comune, per essere comprese. C’è chi cambia la storia. E chi no, rimanendo degli strani punti di domanda nella lettura di un passato che non riesce a spiegarli. In entrambi i casi, danno caparbiamente fastidio.
Cristoforo Colombo ruppe le scatole alle teste coronate di mezza Europa, convinto di poter arrivare in Cina navigando verso Ovest. Aveva sbagliato i calcoli, aveva mentito ai propri finanziatori, ignorava l’esistenza di un intero continente tra sé e il proprio sogno… eppure cambiò la storia, sbarcando in America. I vichinghi fecero la stessa cosa più o meno mezzo millennio prima, ma senza disturbare nessuno. E infatti nessuno se lo ricorda.
Questo numero si occupa proprio di chi in passato non si è adeguato al potere costituito, alla norma, neppure alla massa e si è ribellato.
Abbiamo raccolto il punto di vista di Giulia Siviero, femminista e giornalista del “Post” e autrice del libro Fare femminismo (Nottetempo, 2024): ci ha raccontato di come le donne si siano spesso trovate a “rompere le uova” rispetto a un sistema patriarcale che le voleva imprigionate dentro schemi ben precisi. Accanto al suo, ospitiamo il punto di vista di Giusto Traina,storico e docente di storia romana che ha spostato indietro le lancette dell’orologio, cercando di capire se è possibile parlare di rompiscatole nell’antichità e, se sì, quali sono “i nomi illustri” che popolano questa categoria.
Francesco Filippi nella rubrica “topic” si è interrogato sul sottile confine tra eroe/eroina e rompiscatole, considerando la vicenda emblematica di Claudette Colvin che ben prima di Rosa Parks fu protagonista di un’analoga protesta, pur non ricevendo simile sostegno e visibilità.
In questa narrazione non poteva mancare un approfondimento su Giacomo Matteotti figura che siamo abituati a ricordare per la sua tragica fine. Ma chi è stato Matteotti in vita? Quali erano le sue posizioni politiche e per cosa si batteva? Nello spazio delle “cronache” Tommaso Baldo prova a rispondere a queste domande rileggendo alcuni brani tratti dai suoi scritti e discorsi. A dirla tutta Matteotti ha rappresentato lo spunto a partire dal quale la redazione si è interrogata sul tema della ribellione, della disobbedienza e della contrarietà allo status quo. La Fondazione Museo storico del Trentino ha infatti ottenuto un finanziamento da parte della “Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali” per il progetto dal titolo “Matteotti in Trentino: origini, politica, mito”: questo numero è una delle iniziative del percorso sulle orme della memoria matteottiana.
Denis Pezzato ha curato una Gallery dedicata ai luoghi (autobus, stadi, stanze di commissariato e persino tettucci delle automobili) che sono stati teatro di azioni di protesta da parte di rompiscatole a livello globale.
Per la rubrica “pop culture” proponiamo un intervento addirittura a sei mani: Virginia Sommadossi, Frida Carazzato e Chiara Radice, ciascuna dal proprio punto di vista, raccontano l’arte attraverso opere “di rottura” e artisti di “infiltrazione”.
Andrea Sesto di Lercio ha preso “un caffè con” Davide Leveghi e gli ha raccontato l’avventura umoristica della raccolta 70 grandi rompicazzo della storia (71 con te) (People, 2024).
Infine, la rubrica“Strumenti” ospita una densa analisi del giurista Paolo Veronesi che scrive di Don Minzoni, protagonista del libro-inchiesta L’affaire don Minzoni (FrancoAngeli, 2024), sacerdote amato dai concittadini e attivissimo nel sociale, diventato bersaglio dell’odio politico fascista e ucciso il 23 agosto 1923.
Non ci resta quindi che augurarvi buona lettura, buona visione, buon ascolto!
Progetto realizzato con il finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali
(Aggiornato al 5 novembre 2024)