Da un’idea non originale della redazione di History Lab Magazine.
Che fosse un’idea NON originale lo abbiamo scoperto strada facendo. Quando abbiamo iniziato a ragionare su un tema natalizio un po’ diverso, ovvero il lato oscuro del Natale, quello adombrato dal luccichio delle decorazioni e dallo sfarzo delle celebrazioni, sono accadute un paio di cose inattese. E no, non crediamo sia stata la magia del Natale.
Primo, ci sono venute un sacco di idee: “Scriviamo dei personaggi cattivi del Natale!”. “Sì, e anche del fatto che le guerre non si fermano”. “E che crescono le disuguaglianze”. “Ma poi chi l’ha detto che il Natale è solo il nostro? Perché non parliamo di quello degli altri?”
E via discorrendo.
Secondo, ci sono arrivati alcuni pezzi non richiesti, ma molto benvenuti. Colleghe e colleghi, orecchiata l’idea, si sono messi a disposizione e hanno condiviso con noi idee e suggerimenti, ma anche pagine personali.
Quindi il dubbio ci è sorto spontaneo: che il Natale cattivo sia popolare quanto (o anche più di) quello buono? Che sia addirittura “opposto necessario” a creare uno storytelling più efficace, pepato e quindi sopportabile della versione buona?
La domanda non è retorica, e la risposta non scontata ma seguendo questo filo rosso abbiamo raccolto i punti di vista e gli approfondimenti di questo numero.
Troverete le interviste allo storico David Bidussa (a cura di Tommaso Baldo e Francesco Filippi) e all’etnomusicologo Renato Morelli (a cura di Alice Manfredi).
Il primo, parte dal concetto di “invenzione della tradizione” – categoria proposta nel saggio omonimo di Eric J. Hobsbawn e Terence Ranger del 1983 – per raccontare l’origine, le caratteristiche e la funzione di alcuni simboli natalizi, come l’albero, il presepe e Babbo Natale.
Renato Morelli, invece, descrive una microstoria – la tradizione del “cantare la stella” – che si celebra in alta Val dei Mocheni durante il periodo dell’Epifania e si rivela in realtà un prodotto della grande Storia, nello specifico dello scontro tra Riforma e Controriforma.
Ci sono poi numerosi approfondimenti che provano a scardinare la visione patinata del Natale: Alberto Ianes ne tratteggia l’essenza consumista e pregna di disuguaglianze; Davide Leveghi propone un excursus degli episodi storici più bellicosi e violenti avvenuti nel giorno di Natale, in contrapposizione con l’immaginario storico della tregua; a Francesco Filippi il compito di stilare un elenco semiserio dei personaggi che sfidano Babbo Natale contendendogli lo scettro di portatore per eccellenza di doni e ad Alice Manfredi l’onere e l’onore di scrivere dei “cattivi del Natale”, ovvero quei personaggi tramandati attraverso film, libri e storie orali che giocano il ruolo degli antagonisti.
C’è spazio anche per la gallery curata da Matteo Gentilini, che mette in fila alcune proposte del piccolo e del grande schermo tra pellicole cult e nuove serie di tendenza, e per un giro nella Trento di primo Novecento dove un inatteso documento scovato da Elena Tonezzer testimonia come già si consumasse la madre di tutte le battle: lo scontro simbolico tra albero e presepe.
Questo mese il numero si arricchisce di alcune novità a tema anche nelle rubriche.
Nella sezione “Digital” Sara Zanatta va infatti alla scoperta degli archivi delle “letterine” a Babbo Natale e Francesca Rocchetti affronta una personalissima ricerca sul web “a caccia” di contenuti e simboli anti-natalizi. Ruotano intorno a due attività educative proposte in questo periodo anche i due pezzi di “Didatticare”: Fausta Bettoni esplora alcune attività del Museo delle storie di Bergamo e Luca Nicolodi racconta, con l’aiuto di Ornella Mura del Museo Nazionale del Cinema, la mostra torinese su Tim Burton a partire proprio dalle attività didattiche.
Abbiamo intitolato questo numero “Babbo Natale contro tutti” perché lui, l’anziano signore vestito di rosso che con la magia porta doni in tutto il mondo, impersonifica più di tutti la visione di un Natale ciecamente bello e buono. Una visione che a un occhio appena più attento appare posticcia, un belletto steso alla bell’e meglio a coprire una realtà che invece è cruda e impietosa.
E in quest’ottica, il “nostro” Babbo Natale, eroe consumista per antonomasia, ci appare un po’ sulla difensiva, intento a parare i colpi della realtà, e contemporaneamente quelli dei personaggi, non meno immaginari di lui, che incarnano invece il lato oscuro – e forse più veritiero – dell’esistenza.
Uno scontro tra titani che non abbiamo certo la pretesa di risolvere, ma solo di osservare un po’ più da vicino. Augurandovi, naturalmente, di fare i bravi/le brave in queste feste!
(Aggiornato al 20 dicembre 2023)