Un lascito scomodo: storia di un passato che non passa

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È possibile oggi in Italia “musealizzare il fascismo”? È possibile cioè raccontarlo attraverso gli strumenti della divulgazione storica nel contesto di un museo e partendo dalla materialità degli oggetti e degli edifici?

Il tema è centrale e per questo vogliamo farvi i conti fin da uno dei primi numeri del nostro Magazine. Questo perché poche altre esperienze storiche hanno segnato lo spazio fisico della penisola italiana più del fascismo. Al di là del dibattito sulle dimensioni e sulla natura del consenso al regime di Mussolini, il suo lascito è ancora tra noi in termini di edifici e arredi urbani, con tutta la simbologia ad essi connessa. Ne consegue la necessità di gestire oggi queste presenze materiali e soprattutto di gestire il loro rapporto con l’identità collettiva odierna. Interrogarsi su questo tema è un passaggio a cui divulgatori e divulgatrici storiche non possono sottrarsi.

Per questo abbiamo scelto come case study le vicende legate al (mancato) museo del fascismo a Predappio, il paese natale di Mussolini. Luogo simbolico perché  segnato sia dalla presenza degli edifici realizzati dal regime ma soprattutto da quella di torme di “pellegrini” dichiaratamente fascisti che affollano i negozi di souvenir, ammesso che così si possano definire oggetti che evocano un’ideologia fascista.

In merito al caso Predappio, al progetto, ora sfumato, di realizzarvi un museo del fascismo abbiamo ricostruito la sua vicenda e intervistato sia esperti a favore sia contro il progetto. Abbiamo poi allargato il campo della riflessione a livello europeo, esaminando l’esperienza tedesca, anch’essa legata al lascito materiale dei totalitarismi. Lo abbiamo ristretto in ambito locale con un focus sulle tracce del fascismo nel panorama urbano di Trento e con un’esposizione dell’attività didattica che svolgiamo riguardo ad esso.

Ci siamo occupati anche di un lascito molto più minuto: gli oggetti, i souvenir, la memorabilia, sia quelli odierni smerciati nei negozi di Predappio, sia quelli prodotti durante il regime fascista e conservati nel patrimonio del nostro museo. Infine ci siamo domandati se oggi si può ridere del fascismo, si può farne satira, e abbiamo recensito il volume a fumetti QVANDO C’ERA LVI .

Il tema non è semplice e non abbiamo pretese di completezza. Crediamo però sia utile affrontare le complessità e le contraddizioni che si incontrano quando si fa public history a partire dal lascito fisico del regime fascista, ancora presente nella nostra vita quotidiana. Complessità e contraddizioni che nascono da un passato per nulla pacificato, che è ancora campo di battaglia nella definizione dell’identità collettiva nel presente e che quindi rappresenta una sfida costante per la museografia e la divulgazione storica. Ci sembrava interessante parlarne in questo numero del nostro Magazine anche per definirne la funzione e la natura come luogo di dibattito, di confronto, su un tema vivo e vivacemente dibattuto. Un tema nel quale si intersecano passato e presente, studio e conflitto, riflessione e identità.

(Aggiornato al 6 maggio 2022)