“Quando otteniamo qualcosa è grazie a un atto di forza”. Augusto Tamburini riassume così il difficile compito di chi lotta per l’accessibilità in Italia. Classe 1948, nativo di Bolognano di Arco, l’ex professore di liceo è stato uno dei pionieri delle battaglie a favore dei disabili in Trentino. In carrozzina sin dall’infanzia a causa della poliomielite, già da studente si è scontrato con gli ostacoli di una realtà noncurante delle esigenze dei portatori di handicap. “Dopo aver fatto le medie per conto mio, ottenni di essere ammesso al liceo grazie all’intervento del provveditore agli studi. Erano gli anni settanta e qualche anno dopo, divenuto insegnante di storia e filosofia, mi ritrovai fuorilegge perché il codice Rocco, ancora in vigore, diceva che gli insegnanti dovevano essere di sana e robusta costituzione”.
Da professore, Tamburini si trova così al centro di un “caso” nazionale. La legislazione d’epoca fascista, ancora in vigore, considera fuorilegge la presenza di Tamburini alla cattedra e c’è bisogno di sistemare giuridicamente la questione. Quando al professore si prospetta il trasferimento dal liceo di Riva del Garda alla scuola magistrale di Rovereto intervengono perfino i deputati comunisti, che tramite Biagio Virgili presentano un’interrogazione al ministro dell’Istruzione. “È in quel periodo che comincio a portare i temi dell’accessibilità e dei diritti dei disabili agli occhi dell’opinione pubblica, fra proteste e conferenze sull’abbattimento delle barriere architettoniche”, spiega.
“L’obiettivo era di portare queste questioni fuori dal discorso pietistico con cui la società guardava e raccontava la disabilità. Più che andare a Lourdes, però, dovevamo semplicemente affrontare la questione di dare accesso agli spazi pubblici e privati a chi è in carrozzina. Per farlo ho messo su diverse associazioni, da ultima La Marcia delle carrozzine Onlus che da poco è rientrata nell’associazione Prisma”.
Protagonista in prima persona delle battaglie contro le barriere architettoniche e non solo (particolarmente delicato è anche il problema delle carrozzine elettriche e della loro regolamentazione nel riguardo del codice della strada), Tamburini non è l’unico che in Trentino si è distinto per combattività su questi temi. Molto nota a Trento è la figura di Natale Marzari, attivo per decenni nella lotta alle barriere architettoniche, affrontate fisicamente anche a colpi di martello.
Salita agli onori della cronaca, la figura di Marzari racconta dell’isolamento sociale a cui sono costretti i portatori di handicap. Nonostante l’approvazione nel 1971 di una legge nazionale sull’abbattimento delle barriere architettoniche, gli edifici pubblici, le strade e ancor più gli edifici privati non si sono ancora adattati alla nuova legislazione. Marzari organizza perciò comitati, guida proteste nelle stazioni dei treni e nei palazzi del potere, si rende protagonista di fatti eclatanti, fatti per i quali avrà pesanti conseguenze legali.
“Ce ne vorrebbero di Marzari – commenta Tamburini – a Trento dovrebbero fargli un monumento! Queste battaglie infatti vengono vinte grazie alla volontà di gente che si espone. Marzari ha fatto il diavolo a quattro, è stato visto come un matto ma ha contribuito in maniera determinante a sensibilizzare sui temi dell’accessibilità e dei diritti dei disabili. Purtroppo in molti hanno paura di arrivare allo scontro con le istituzioni ma è proprio grazie all’atto di forza che si ottiene qualcosa. Ciononostante, chi si spende è considerato un matto, un menagramo, un rompiscatole”.
Ma come reagiscono popolazione e istituzioni di fronte alle proteste, anche più eclatanti, di chi si batte per i diritti dei disabili? “La popolazione è con noi, ma sono i sindaci che non fanno niente”, aggiunge sibillino il professor Tamburini. Nel 1991 il Trentino, con grande ritardo rispetto al parlamento nazionale, ha approvato una legge per l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma ancora molto rimane da fare. “Ci vorrebbe un ufficio legale che si occupi di tutelare i disabili – conclude – il nostro maggior problema, infatti, è che siamo troppo pochi a essere in grado di difenderci”.
La storia di Augusto Tamburini, come quella di molti altri e altre, ci dice che la conquista dei diritti è una strada in salita, da affrontare con tenacia, caparbietà e, come cantava Pierangelo Bertoli, anch’egli in carrozzina fin dall’infanzia, “a muso duro”:
Canterò le mie canzoni per la strada
ed affronterò la vita a muso duro
un guerriero senza patria e senza spada
con un piede nel passato
e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
E non so se avrò gli amici a farmi il coro
o se avrò soltanto volti sconosciuti
canterò le mie canzoni a tutti loro
e alla fine della strada
potrò dire che i miei giorni li ho vissuti.
(Aggiornato al 15 novembre 2023)