Si parla sempre di “uomo preistorico”, addirittura il nome della nostra specie è Homo Sapiens. Proprio come se le donne nell’antichità non fossero esistite. Questa la felice intuizione dell’archeologa Enza Elena Spinapolice, docente presso l’Università di Roma La Sapienza. I suoi studi si rivolgono in particolare al Paleolitico Medio europeo e alla Middle Stone Age africana. Nell’ambito dell’edizione 2022 del RAM film festival di Rovereto ha tenuto un intervento dal titolo emblematico L’uomo preistorico era anche una donna per il quale ha anche preso spunto da due recenti pubblicazioni sul tema: Lady Sapiens. Come le donne inventarono il mondo (di Thomas Cirotteau, Eric Pincas, Jennifer Kerner, Piemme, 2022) e La preistoria è donna (di Marylène Patou-Mathis, Giunti, 2021).
Perché si parla sempre di preistoria dell’uomo?
Enza Elena Spinapolice ci spiega perché la gran parte della narrativa sulla preistoria è costruita al maschile. Un indizio: uomini sono la maggior parte degli studiosi coinvolti.
Perché affrontare queste tematiche?
Come nasce l’idea di approfondire la questione dell’egemonia del maschile negli studi sulla preistoria.
Cosa ci racconta l’analisi dei reperti?
Per chi si occupa di storia di genere uno dei problemi è il reperimento delle fonti: figuriamoci quando si parla di preistoria! Con Enza Elena Spinapolice scopriamo quali sono le tecniche utilizzate – ora e nel passato – per distinguere tra reperti “maschili” e “femminili”.
Studiando la preistoria, cosa si può dire riguardo al ruolo delle donne?
Tra permanenze e differenze, il punto di vista di una studiosa che grazie al suo impegno su questi temi, propone alcuni spunti di riflessione.
(Aggiornato all’8 marzo 2023)