Premere Play responsabilmente

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Il cinema, così come tutte le arti, è sempre una buona strada per far arrivare alle persone concetti complessi ed emozioni forti e, in questi tempi in cui è tristemente tornata la necessità e la voglia di cercare di spiegare la guerra ai più piccoli, spesso si cercano titoli di film adatti allo scopo.

In questo senso, il ‘problema’ dei film che parlano di guerra, dei film riusciti quantomeno, è che la fanno capire davvero: fanno esplodere la consapevolezza della gravità e crudeltà che questa comporta. Per spettatori di sette o otto anni questa emozione può essere potente e rischiano di esserne travolti senza esserne realmente pronti, è quindi una fascia d’età per cui non è facile trovare il film adatto. Sicuramente non bisogna sottostimare le potenzialità dei bambini ma altrettanto sicuramente i film, anche se di qualità, non sono adatti a tutte le età. Quindi attenzione: premere Play responsabilmente. Dico questo perché in Italia si etichettano i film con la T (Film per tutti) con eccessiva facilità. Spesso la classificazione si differenzia tra T e VM14 o più, ma può essere che ciò che è adatto ad un tredicenne sia sempre appropriato anche per un bambino di otto anni? Questo non avviene in molti altri paesi dove c’è una più rigida classificazione dei film per fasce d’età.

Chiaramente il cinema ha un proprio linguaggio e la dimestichezza con questo linguaggio da parte del bambino che guarda è un altro elemento da tenere in considerazione. Come per la lettura, un percorso verso racconti più complessi va fatto per gradi. I bambini che abitualmente leggono La Pimpa di solito non saltano alla lettura della saga di Harry Potter e questo tipo di passaggio non andrebbe fatto neanche nella visione, nonostante il bambino sia tecnicamente in grado di farlo: deve solo tenere gli occhi aperti.

Questo tema si abbina, già che ci siamo, all’idea che un qualsiasi film di animazione, in quanto tale, vada automaticamente bene per un pubblico di bambini di tutte le età. 

Potremmo, secondo questa diffusa teoria, raccontare la guerra a dei bambini delle elementari con un cartone animato bellissimo, vincitore del premio della giuria a Cannes: Persepolis. Invece è meglio non farlo. Classificato T in Italia è mediamente consigliato sopra i 12 anni nel resto del mondo. 

Peggio ancora Valzer con Bashir: un capolavoro, T in Italia, sopra i 14 anni in molti Paesi nel resto del mondo, vietato ai minori in altri.

Sono tanti gli esempi analoghi di film che sono riusciti a raccontare la guerra in modo efficace ma, proprio per questo, raramente sono consigliabili sotto i 12 anni di età. 

Il fatto che alcuni film abbiano dei bambini protagonisti è un altro elemento che spesso induce a pensare che si tratti dei giusti strumenti per avvicinare i piccoli al concetto di guerra ma non è sempre vero. Ottime pellicole, grande successo di critica e pubblico per Il bambino con il pigiama a righe che di anni ne ha 8 così come per Jojo Rabbit e il suo protagonista che ne ha invece 10. Ma per quale età? Entrambi sono mediamente classificati come adatti per un pubblico maggiore di 13 anni (in Italia? T).

Caso che divide è il nostro La vita è bella che vede opinioni diverse nella classificazione e passa dai 6 anni della Germania agli 11 della Svezia, al PG-13 (accompagnati dai genitori fino ai 13 anni) degli Stati Uniti ai 15 della Danimarca.

Fatto questo ragionamento che suona probabilmente vecchio e rigido ma che in realtà si basa sull’apprezzamento della forza e complessità del linguaggio audiovisivo, cosa possiamo fare con un pubblico delle scuole primarie?

Alcune considerazioni su come avvicinare i bambini di questa età al tema della guerra. 

Per i motivi di cui sopra, è consigliabile trovare dei film che non mostrino per forza la guerra in quanto tale ma che trattino il concetto di conflitto in maniera più ampia in modo da usare, come genitore o insegnante, questo tramite per arrivare ad introdurre il discorso.

A volte, come spunto per sviluppare una tematica con bambini così piccoli, una singola immagine, una fotografia, può essere di più facile comprensione e comunque evocativa. Su certi temi, al più complesso racconto cinematografico arriveranno dopo. Uno spunto utile lo può dare l’archivio del World Press Photo contest, ovviamente scegliendo sempre con attenzione.

Homepage del sito woldpressphoto.org

Ultima importante considerazione. Ogni genitore conosce i propri figli e ogni insegnante i propri alunni, se si investe del tempo nell’informarsi prima circa un determinato film o, meglio ancora, nel vederlo prima di proporlo, sarà subito molto più chiaro se sia appropriato o meno e sarà più facile accompagnare la visione. Sì, sarebbe meglio accompagnarla.

Luca Ferrario
Direttore di Trentino Film Commission, Vice presidente di Italian Film Commissions, Direttore artistico di Educa Immagine e membro dell’European Film Academy. Nel tempo libero, non contento, va al cinema.

(Aggiornato al 14 settembre 2022)