Chi racconta la storia delle donne? Una disciplina in cammino

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La storia delle donne e di genere non va concepita come una sotto-disciplina storiografica o un piccolo settore della storia sociale, ma piuttosto come una prospettiva ampia su tutta la storia; come una sorta di chiave di lettura, o per meglio dire di rilettura, della storia tout court

L’obiettivo che essa si prefigge è plurimo: da un lato, la concezione delle donne come soggetti attivi nella storia e degli attori storici maschili come esseri sessuati; dall’altro, l’analisi della costruzione sociale delle nozioni relazionali di mascolinità e femminilità, e conseguentemente la decostruzione delle diverse rappresentazioni di cui queste ultime sono state storicamente caricate; dall’altro lato ancora, l’applicazione della categoria analitica di “genere” intesa come un sistema di ordine sociale e di relazioni di potere fondamentalmente correlato ad altre categorie come lo status, la classe o l’etnia. Riscrivere la storia orientandosi con queste linee guida è quindi il dichiarato intento della storia delle donne e di genere.

Ma a che punto è questo grande e complesso progetto nella nostra regione?

In riferimento ai molteplici obiettivi sopra ricordati, solo quello che riguarda la ricerca sulle donne come protagoniste e soggetti storicamente attivi è stato effettivamente perseguito con una certa costanza. La ricostruzione storica dei rapporti di genere, invece, pur avendo prodotto in regione importanti studi, non è ancora stata affrontata sistematicamente. Sul piano regionale è inoltre ancora agli inizi un ulteriore focus della storia delle donne e di genere, vale a dire la storia della mascolinità, che a livello internazionale ha recentemente raggiunto risultati rilevanti. In questo campo di ricerca la discussione è partita dall’analisi del concetto di mascolinità egemonica (hegemonic masculinity), per arrivare a parlare di mascolinità al plurale (masculinities, Männlichkeiten): a sottolineare come i modelli maschili siano diversi, se non talvolta contrastati, e come anch’essi vadano ricostruiti tenendo conto dell’intersezionalità. Sostanzialmente assenti sono inoltre le indagini sulla storia dell’omosessualità maschile e femminile o delle persone transgender. 

A fronte di tali lacune e di una certa parzialità di interessi, non vanno tuttavia sottovalutati i molti passi avanti che pur sono stati compiuti in questo campo. La ricerca storico-regionale si è proficuamente occupata di vari argomenti nell’alveo della storia delle donne e di genere, tra cui – per accennare almeno alle piste di ricerca più battute e feconde – la storia della famiglia, del matrimonio e della maternità, la storia della medicina e della psichiatria, la storia dei femminismi e della partecipazione delle donne ai movimenti politici.

Va tuttavia evidenziato un limite nella produzione storiografica all’interno della regione: da un lato, il fatto che le ricerche di ambito trentino e altoatesino-tirolese abbiano proceduto, e per molti versi continuino purtroppo a procedere, su binari paralleli, con scarsa ricezione reciproca; dall’altro lato, l’esistenza di un evidente disequilibrio tra questi filoni di ricerca, laddove la storiografia relativa al Trentino risulta tutto sommato molto più indietro rispetto al panorama altoatesino e tirolese, sia per quanto riguarda la ricerca, sia sul piano divulgativo. In relazione al primo aspetto, basti pensare al livello di istituzionalizzazione accademica della materia (all’Università di Innsbruck esiste una cattedra di Geschlechtergeschichte, così come il Centro di competenza Storia regionale della Libera Università di Bolzano ha un’area di ricerca dedicata alla Storia regionale delle donne e di genere). Per quanto riguarda la divulgazione, tutta una serie di operazioni di comunicazione messe in atto in Alto Adige e in Tirolo è meno presente, se non del tutto assente in Trentino. Pensiamo al ruolo di istituti culturali e museali quali il Museo delle Donne di Merano, o alle guide delle città in chiave di storia delle donne realizzate per Bolzano, Merano, Bressanone ed Innsbruck a partire dai primi anni Duemila: filone editoriale importante, che ha avuto un notevole impatto pubblico e ha dunque contribuito in modo significativo alla divulgazione di queste ricerche in una cerchia più vasta di lettori e lettrici.

Più in generale, gli studi di storia regionale delle donne e di genere ancora faticano ad essere recepiti nel più ampio ambito della cultura della memoria. Non mancano tuttavia alcuni sforzi anche in questa direzione, come testimonia il progetto coordinato dal Centro di competenza Storia regionale della Libera Università di Bolzano, attualmente in fase di conclusione, dedicato a Biografie di donne e nomi di strade e il cui risultato sarà la stesura di un vademecum di biografie femminili che dovrebbe orientare le amministrazioni comunali altoatesine nelle future scelte odonomastiche.  

Per saperne di più: Francesca Brunet, Siglinde Clementi, Una storia tout court. Riflessioni sulla storia delle donne e di genere nella regione trentino-tirolese, in: Studi Trentini. Storia, 100 (2021): supplemento, pp. 307-378.

(Aggiornato all’8 marzo 2023)

Siglinde Clementi 
Ė vicedirettrice del Centro di competenza Storia regionale della Libera Università di Bolzano e dirige l’area di ricerca Storia delle donne e di genere. Si occupa anche di antropologia storica e microstoria, storia della medicina e del corpo, storia sociale e culturale della nobiltà.

Francesca Brunet
Ė ricercatrice presso il Centro di competenza Storia regionale della Libera Università di Bolzano, dove coordina l’area di ricerca Storia regionale moderna. I suoi lavori vertono sulla storia della criminalità, della devianza e del controllo sociale, sulla storia del diritto e delle istituzioni giudiziarie.