7 dicembre 1944: i «protocolli di Roma»
I rappresentanti CLNAI (Comitato di Liberazione Alta Italia, la guida politica della Resistenza) sottoscrivono un accordo con il Comando Supremo Alleato, con il quale si impegnano a riconoscere e ubbidire al Governo Militare Alleato, che assumerà il controllo dei diversi territori e delle formazioni partigiane che vi operano. Con la facoltà di ordinarne lo scioglimento e consegna delle armi. Da parte sua il Comando alleato promette 160 milioni di Lire al mese per sostenere la Resistenza, in quel momento sottoposta ad incessanti rastrellamenti nazi-fascisti.
Viene firmato anche un altro accordo tra rappresentanti del CLNAI e il governo del Regno d’Italia, guidato da Ivanoe Bonomi e sostenuto da tutti i partiti antifascisti. Il CLNAI viene ufficialmente riconosciuto dal governo del Regno d’Italia e ne diventa delegato nell’Italia ancora occupata dai nazi-fascisti.
23-27 aprile 1945: l’insurrezione di Genova
Sera del 23 aprile 1945: accorgendosi del dissolvimento delle forze fasciste e dell’inizio del tentativo di ritirata tedesco (due giorni prima le truppe alleate sono entrate a Bologna), le SAP (Squadre di Azione Patriottica) di Genova iniziano ad attaccare i presidi nemici. Intanto inizia una riunione del CLN che si protrae fino al mattino e si conclude con la decisione di insorgere.
La mattina del 24 aprile in realtà la popolazione si è già unita alle SAP e sta attaccando i tedeschi, seguono due giorni di combattimenti in città mentre le formazioni partigiane in montagna bloccano le strade che portano fuori dalla Liguria. I tedeschi minacciano di aprire il fuoco su Genova con l’artiglieria pesante, il CLN risponde minacciando la fucilazione di tutti i loro soldati catturati.
La sera del 25 aprile 1945, con la mediazione della chiesa, il generale tedesco Meinhold si arrende al CLN. Reparti di nazisti fanatici continuano a combattere ancora per tutto il 26 aprile, ma l’arrivo delle formazioni partigiane dalle montagne li costringe a rinchiudersi nei propri presidi sino alla mattina del 27 aprile, quando si arrendono alle truppe alleate appena arrivate. Il porto e le fabbriche di Genova sono salvi, i servizi pubblici vengono rimessi in funzione.
Partigiani e popolazione insorta hanno avuto 187 morti e 3.000 feriti.

29 aprile 1945: Il cadavere di Mussolini esposto in Piazzale Loreto a Milano
In seguito all’insurrezione di Milano e delle principali città del Nord Italia vengono esposti alla folla i cadaveri di Mussolini, Claretta Petacci e di altri sedici gerarchi fucilati il giorno precedente a Dongo dopo essere stati catturati mentre cercavano di fuggire in Svizzera. Il luogo era lo stesso dove nell’agosto 1944 i fascisti avevano esposto i cadaveri di quindici partigiani fucilati.
L’intero CLN rivendica l’esecuzione.
Il 2 maggio 1945 le truppe tedesche in Italia si arrendono ma reparti di fanatici nazisti continuano a combattere e commettere stragi, come quella in Val di Fiemme (Trento) del 2, 3 e 4 maggio 1945.
Le vittime della “resa dei conti” al momento della liberazione e fino al novembre 1946 sarà stimato in un documento del Ministero dell’Interno del 4 novembre 1946 pari a 8.197 persone soppresse e 1.197 “prelevate e presumibilmente soppresse”.

2-18 giugno 1946: il referendum e la proclamazione della Repubblica
Il 2 giugno 1946 si svolge il referendum sulla forma istituzionale dello Stato e le elezioni dell’Assemblea Costituente. Gli aventi diritto al voto sono 28.005.449, i votanti e le votanti 24.946.878, pari all’89,08%. Il 10 giugno la Corte di Cassazione comunica dati ancora non ufficiali, perché bisogna esaminare i ricorsi presentati e conteggiare le schede bianche: la repubblica ha preso 12.717.923 voti (pari al 54,3 per cento) contro i 10.719.284 alla monarchia (45,7 per cento). Intanto Umberto II di Savoia (il nuovo Re succeduto al padre Vittorio Emanuele III a maggio) è ancora al Quirinale, non intende andarsene sino alla proclamazione dei risultati ufficiali. La tensione cresce.
L’11 giugno, a Napoli, dove la Monarchia ha prevalso con l’80% dei voti, i monarchici tentano l’assalto alla Federazione comunista di via Medina, si spara da entrambe le parti e spara anche la polizia, sul terreno rimangono 9 morti e 50 feriti.
Il primo ministro Alcide De Gasperi convoca il Consiglio dei ministri nella notte tra il 12 e il 13 giugno. Decidono di agire in maniera risoluta, il re viene dichiarato decaduto e lo stesso De Gasperi viene nominato capo provvisorio dello Stato.
La mattina del 13 giugno Umberto II lascia l’Italia dopo aver lanciato un proclama in cui accusa il governo di aver compiuto «un atto rivoluzionario».
Il 18 giugno alle ore 18, il presidente della Corte di Cassazione Giuseppe Pagano proclama i risultati ufficiali. L’Italia diventa una Repubblica.

22 giugno 1946: “l’amnistia Togliatti”
Entra in vigore il “Decreto presidenziale di amnistia e indulto” firmato dal Ministro di Grazia e Giustizia e segretario del PCI Palmiro Togliatti. Su 5.928 fascisti e collaborazionisti già condannati dalle Corti d’Assise Speciali ne vengono rimessi in libertà 2.231, mentre hanno uno sconto di pena in 3.363. Nel 1952 quelli in carcere saranno stimati essere appena 442.
25 giugno 1946: cominciano i lavori dell’Assemblea Costituente
Composta di 556 deputati e deputate (21 erano le donne elette), l’Assemblea continuò i suoi lavori fino al 31 gennaio 1948.
28 giugno 1946: eletto il capo provvisorio dello stato
L’Assemblea Costituente elegge Enrico De Nicola Capo provvisorio dello Stato.
10 febbraio 1947: firmati dall’Italia i trattati di pace di Parigi
La Repubblica italiana con questi trattati cede tutte le colonie, l’Istria, Fiume e Zara (Trieste rimane sotto amministrazione anglo-americana fino al 1954), alcuni comuni al confine con la Francia. Mantiene invece il confine al Brennero.
22 dicembre 1947 – 1° gennaio 1948: Entra in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana.
Il 22 dicembre 1947 l’Assemblea Costituente approva il testo della Costituzione della Repubblica Italiana.
Il 27 dicembre viene promulgata con la firma di: Umberto Terracini, Presidente dell’Assemblea Costituente; Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri; Enrico De Nicola, Presidente della Repubblica e Giuseppe Grassi, Guardasigilli e Ministro di Grazia e Giustizia.
Il 1° gennaio 1948 la Costituzione entra in vigore.

(Aggiornato al 30 aprile 2025)