Gli ingredienti ci sono tutti: giubbe rosse e giubbe blu, bandiere, pistole e fucili, trombe e tamburi, ma soprattutto grandi eroi.
È il 1961 e in pieno centenario dell’Unità d’Italia i ragazzi della quarta elementare maschile delle scuole Pigarelli di Gardolo, a Trento, girano un film ideato e realizzato sotto la supervisione del maestro Franco Bertoldi. Si intitola La battaglia di Calatafimi e rievoca – ecco il motivo di questo pezzo – il combattimento del 15 maggio 1860 che vide la prima impresa vittoriosa dei garibaldini.
Il 1961 è un anno davvero speciale. Anzitutto cade il centenario dell’Unità d’Italia, festeggiato con eventi, imponenti celebrazioni, mostre, grandi film tra cui il noto Viva l’Italia! di Roberto Rossellini.
Ma è un anno che segna anche l’inizio di un decennio in cui nella scuola si vanno testando nuove modalità didattiche caratterizzate da un fino ad allora inedito coinvolgimento degli alunni nelle lezioni anche attraverso l’utilizzo di moderni strumenti tecnologici, primo fra tutti la cinepresa.
Il film degli alunni di Gardolo si colloca proprio al crocevia tra questi due fenomeni: il centenario e le sperimentazioni in ambito scolastico. Franco Bertoldi, per anni maestro di scuola elementare, grande appassionato ed esperto di pedagogia, poi diventato docente universitario, coglie il momento e con i suoi ragazzi realizza questo progetto rimasto un caso emblematico.
L’idea di una “scuola diversa” emerge da subito, all’inizio del film. Il titolo della prima scena – il film è infatti concepito come un muto – è indicativo: “Gli alunni escono dalla scuola per una lezione di storia all’aperto”. Si vedono salire sul Monte Croce, sedersi nei prati, aprire i libri e ascoltare il maestro. Gli occhi di uno dei ragazzini si posano su un’immagine che ritrae Garibaldi e da qui inizia una sorta di sogno a occhi aperti con la rievocazione della battaglia di Calatafimi.
Vediamo la simulazione degli appostamenti, gli spari a distanza e gli scontri ravvicinati, i finti feriti e i finti morti. Ci sono naturalmente anche i grandi eroi come Giuseppe Garibaldi e Nino Bixio impersonati da buffi ragazzini con la barba posticcia. La trama si dipana passo passo seguendo tutti i momenti della battaglia divenuti topici, proprio come se fosse tradotta in azione la narrazione di un libro di storia del tempo.
Emerge senz’altro una vena retorica patriottica che, al servizio di una sorta di intento educativo nazionale, esalta i gesti eroici e i personaggi mitici. Si tratta di una tendenza tipica del tempo, a cui non sfuggono nemmeno opere cinematografiche di grande respiro, come il già citato Viva l’Italia! di Rossellini.
Ma nel caso del piccolo film di Bertoldi e dei suoi studenti questa caratteristica è smussata dalla freschezza e dall’atmosfera giocosa, a tratti infantile, quasi onirica, che trapela dalla messa in scena.
Si avverte anche quanto questa partecipazione diretta, questo vivere in prima persona la storia – con la “s” sia minuscola che maiuscola – sia per gli attori fonte di divertimento, oltre che straordinario strumento di apprendimento.
A tutto questo si deve aggiungere una qualità tecnica non scontata garantita dalla presenza alla regia di Giorgio Rossi, noto fotoreporter trentino. Emergono anche alcuni richiami a generi cinematografici di riferimento, come quello bellico e il western: con un continuo dialogo tra campo e controcampo a rappresentare i due schieramenti, borbonico e garibaldino.
Questi aspetti sono analizzati nel dettaglio nella puntata del nostro programma Usavamo la Cinepresa a cura di Quinto Antonelli e Lorenzo Pevarello intitolata Viva Giuseppe Garibaldi! che ha visto la partecipazione dello storico del cinema Alberto Brodesco e di Paola Giacomoni nella duplice veste di docente di Storia della filosofia all’Università di Trento e giovanissima reporter che dà conto sulle pagine di un giornalino scolastico della rievocazione degli studenti delle Pigarelli. Paola Giacomoni era infatti una delle alunne della quarta elementare femminile ammesse ad assistere come spettatrici alla messa in scena. La parità di genere, ahinoi, era anche in questo caso di là da venire.
Figlio certamente del suo tempo, questo piccolo film ha però degli indubbi meriti. Primo fra tutti quello di promuovere una nuova didattica in grado di usare la partecipazione diretta come stimolo per accendere la curiosità e la ricerca di conoscenza. Un’idea che potrebbe essere preziosa anche per rievocatori e rievocatrici di oggi, storiche e storici, insegnanti.
(Aggiornato al 9 febbraio 2023)