Anne-Cécile Jaccard. Breve storia di un Museo Olimpico

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Oggi la rete dei Musei olimpici (Olympic Museums Network) ne conta poco meno di una quarantina sparsi in tutto il mondo: da Atene a Pechino, dal Brasile all’Australia. Il primo è nato a Losanna, sulle rive del lago Lemano (meglio conosciuto come lago di Ginevra): è qui che dal 1914 ha sede il Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Aperto il 23 giugno 1993, due anni dopo è stato eletto museo europeo dell’anno; poi rinnovato nel 2007, ha visto un ulteriore ammodernato nel 2013 con l’installazione di nuovi dispositivi audiovisivi (sono 200 gli schermi interattivi accesi che propongono una selezione delle 58.000 ore di immagini in movimento conservate dall’ente). 

Prima di lasciare la parola a una guida d’eccezione, la curatrice Anne Cecile Jaccard, che ci accompagna lungo i tre piani espositivi, visitati da duecentomila persone l’anno, ho provato a farmi un’idea dello spazio per vedere se nell’ombelico della museografia sportiva anche chi non nutre grandi passioni sportive, come la sottoscritta, può trovare food for thoughts. E mi è venuta decisamente voglia di andare a Losanna (anche) per…

– perdermi negli ottomila metri quadrati di parco e andare a scoprire le sculture di Fernando Botero, di Antoni Tàpies e, soprattutto, di Niki de Saint-Phalle, pioniera dell’arte femminista del XX secolo con le sue enormi donne di resina colorate, le Nanas; qui firma l’opera “Les footballeurs”, due figure maschili in azione, una bianca e una nera con outfit sgargianti, una in posizione di difesa e una di attacco

– salire (con calma!) la colorata gradinata di 97 scalini che porta all’ingresso del Museo, opera dell’architetto messicano Pedro Ramirez Vasquez e dello svizzero Jean Pierre Cohen; a ogni gradino corrisponde un’edizione, con inciso luogo, anno e nome dell’ultimo tedoforo. La scala rappresenta anche i tre capisaldi della filosofia di De Coubertin: cultura, condivisione, educazione

– curiosare nello spazio-mostra “Let’s move: Bougez!” pensato per un pubblico dai 4 ai 10 anni che per una volta non deve né “stare fermo” né “non toccare” dentro a un museo, anzi! Di recente apertura e visitabile fino ad aprile 2027, invita a scoprire l’importanza del movimento attraverso sfide interattive con oggetti di uso comune, trasformati in attrezzi e strumenti per l’attività fisica.

Ma il signor TOM (The Olympic Museum) è soprattutto il fiero custode di un’impressionante collezione in progress (quei novantamila oggetti inseguiti, raccolti e catalogati dopo ogni edizione) e di un mastodontico (un chilometro e mezzo!) archivio storico fatto di documenti, poster, ma anche foto, immagini e suoni d’epoca e di collezioni che permettono di ricostruire la storia dei Giochi dal 1896, per quelli estivi, e dal 1924, per quelli invernali. Per questo lascio la parola ad Anne Cecile Jaccard.

(Aggiornato al 30 giugno 2025)