Quando, da profani, ci si approccia al mondo della rievocazione, non si è del tutto consci che più che di un mondo si tratta di un vero e proprio universo. Alla vastità del passato, infatti, corrisponde un’incredibile varietà di tipi e modalità di rievocarne passaggi, costumi, abitudini. E se non sempre, come in ogni settore, la qualità è delle migliori, nondimeno tantissime sono le iniziative e le esperienze in cui rigore scientifico e meticolosa ricerca sulle fonti restituiscono rievocazioni straordinarie, capaci di calare il pubblico in epoche lontane e per molti versi oscure (alla nostra conoscenza, s’intenda).
Superata l’epoca in cui chi fa storia, in accademia o fuori, si teneva lontano da forme di re-interpretazione del passato considerate “ingenue” o più spettacolari che utili, ormai è chiaro come non ci si possa sottrarre dal rapporto con questo variegato mondo.
Al di là della nostra prospettiva, una domanda sorge spontanea, non solo fra chi di storia si occupa per mestiere: ma chi glielo fa fare? Perché donne e uomini, che nella vita fanno tutt’altro, dedicano il proprio tempo a ricostruire scrupolosamente abiti o maniere, a vestire i panni di altri e altre per “riportarne in vita” gesta o abitudini? La cosa migliore per rispondere, ci è parsa quella di dar loro voce.
Ivano Ziggiotti si dedica ad esempio alla calligrafia. Iscritto all’Associazione calligrafica italiana, tiene corsi da miniaturista, mantenendo viva una tradizione che rischierebbe di essere tramandata in forma scorretta o distorta. “Lo faccio perché la memoria storica non vada persa e perché in molti vengano a conoscenza direttamente di materiali e metodi usati in passato. Materiali e metodi che, senza alcun intermediario, potrebbero indurli in errori storici”.
Rievocare il passato è un’operazione che tocca tutti gli ambiti della società. Tra questi non può mancare la cucina. Insegnante, appassionata di storia antica e medievale, Francesca Mazzanti ha un sito (cucinamedievale.it) in cui “sbirciare in un mondo e in una cultura sentiti ormai come lontani”. Il tutto con l’aspirazione di dare una “sistemazione organica” a una mole sterminata di ricette, confuse e incomplete, che un semplice curioso/a, un aspirante rievocatore/trice o addirittura uno/una chef stellato/a possono trovare sul web. “Da sempre sono stata appassionata di storia e cultura antiche e medievali – racconta – attraverso studi e approfondimenti ho potuto appagare tali passioni, scavando nel profondo nelle pieghe del passato. Da insegnante credo che il Medioevo vada indagato a tutto tondo: non solo la storia, ma anche la cultura, la vita quotidiana e, soprattutto, la cucina meritano la nostra attenzione”. Quest’utima in modo particolare perché “le preparazioni tramandate dagli antichi ricettari, gli ingredienti in esse contenuti, l’incessante ricerca di sapori originali da parte dei cuochi del tempo, possono trasmettere in modo alternativo e completo spaccati della vita quotidiana di allora”. Tanto più che alla cucina medievale “non viene data la necessaria attenzione, forse perché è meno scenografica di quella rinascimentale”.
“Per questo motivo ho tentato di dare il mio contributo nel diffondere la conoscenza di alcuni suoi aspetti in chi ha partecipato ai miei banchetti o alle mie degustazioni. Ho cercato di portare nel piatto la voce autentica e sorprendente di un Medioevo che spesso resta celato dietro luoghi comuni o false credenze. Dalle mie salde radici marchigiane, infine, e dai miei legami affettivi col mondo agricolo locale, ho ereditato la passione per la buona cucina e l’abilità nella preparazione di piatti succulenti di cui ho voluto rendere partecipe il mio pubblico”.
Duelli, tornei, giostre, d’epoca medievale o rinascimentale, “popolano” un Paese saldamente ancorato a due epoche storiche lontane ma gloriose. L’Italia dei Comuni e delle corti e l’Italia dei poemi e delle guerre, “ritorna in vita” grazie a decine e decine di manifestazioni, sagre cittadine e feste popolari. Sono questi i “perni” attorno a cui ruotano associazioni e gruppi di rievocazione, impegnati attraverso iniziative pubbliche o corsi ad avvicinare curiosi e appassionati a culture materiali passate. Così fa Andrea Rossini, tra i fondatori del Coordinamento rievocatori storici trentini, specializzato nella scherma storica. “La rievocazione storica è un’attività, un hobby. Per questo distinguerei fra due domande: perché ci si avvicina e perché si decide di rimanervi? Non tutti, infatti, decidono di proseguire. Per me, l’avvicinamento è avvenuto per caso. Quando vivevo nelle Marche avevo degli amici che facevano attività di rievocazione medievale quattrocentesca, in particolare duelli scenici. Li seguivo in diverse occasioni e un anno dopo che uno di loro si era infortunato gravemente a una gamba, mi chiesero se volevo provare a sostituirlo. Insomma all’inizio, come penso accada a molti, l’ho fatto per la compagnia, lo stare assieme, per partecipare alle feste. C’è l’aspetto ludico, che ha a che fare con il travestirsi. C’è anche, in qualche maniera, il piacere di essere al centro dell’attenzione, un po’ di narcisismo”.
“Il perché sono rimasto dentro a questo mondo dipende invece da motivazioni forti, più solide – prosegue – ho trovato occasioni di investimento, di crescita sia personale che dei contesti in cui mi trovavo. Da docente di storia mi sono accorto che le conoscenze della realtà e della storia materiale, anche fra chi conosce bene la cosiddetta ‘storia evenemenziale’, sono pochissime. Per questo mi si è aperto un mondo, dalle cose che diamo più per scontate come possono essere l’abbigliamento o l’alimentazione, agli utensili, agli armamenti. Si sono aperti, in sostanza, degli spazi di approfondimento storico. Mano a mano che procedevo nella mia attività di rievocazione, si creavano dinamiche utili a ricostruire dal basso la realtà del passato”.
“Restituire vita” al passato, non solo attraverso lo studio ma anche attraverso la cultura materiale, è elemento che torna in gran parte delle testimonianze di chi dedica il proprio tempo e la propria passione alla rievocazione storica. Nella cultura materiale, nondimeno, si riflettono costumi, immaginari e valori, e cosa meglio della moda per poterlo mostrare? “La nostra associazione, Gilda Historiae, nasce una quindicina di anni fa dalla curiosità di un gruppo di amiche appassionate di living history decise a studiare per meglio capire non solo la realizzazione degli oggetti, legati nel nostro caso soprattutto al tessile, ma anche i comportamenti, le convenzioni sociali e le attività quotidiane – spiega la presidente dell’associazione Francesca Baldassari – la nostra scelta è stata fin da subito di seguire una linea di estremo rigore filologico, tanto che il nostro percorso ci ha portato negli anni a collaborare con musei italiani ed esteri, a diventare parte integrante del Festival del Medioevo di Gubbio con la nostra ‘Scuola dei Rievocatori’, a collaborare con l’Associazione Italiana di public history e con l’Università di Pisa”.
“I nostri studi ci hanno permesso di pubblicare testi specialistici, di ricostruire particolari case studies e di tenere una serie di laboratori didattici che possono essere riproposti al pubblico per illustrare la vita dell’epoca”.
(Aggiornato al 9 febbraio 2023)