E se Superman fosse atterrato in Unione sovietica? È questa la premessa di Superman. Red Son, serie a fumetti (da cui è stato tratto anche un cartone animato) disegnata da Mark Millar che rilegge in un’altra chiave il più celebre supereroe di tutti i tempi. La trama in sé è piuttosto semplice: la navicella con a bordo Superman non atterra in Kansas, bensì in un kolchoz (una fattoria collettiva dei tempi sovietici, ndr) ucraino. Privato del suo alter ego Clark Kent (la sua identità civile è infatti tenuta nascosta dalle autorità comuniste), Superman diventerà il campione dei lavoratori che combatte per Stalin, il socialismo e l’espansione internazionale del Patto di Varsavia.
È un rovesciamento completo della prospettiva consueta: Superman non è più un paladino della verità, della giustizia e dell’American way of life, bensì del comunismo sovietico e del suo leader Josif Stalin. Con scelta lessicale non casuale – Millar punta sul gioco di parole fra “red son” e “red sun”, cioè fra “figlio rosso” e “sole rosso”, cioè “sole dell’avvenire” – l’eroe dei fumetti “più americano che c’è” si trasforma così in un oscuro giornalista della Pravda prestato, quando il dovere lo chiama, allo scontro con l’America e il suo sistema economico, incarnato nientepopodimeno che dall’acerrimo nemico Lex Luthor.
Uscito nel 2003 per DC Comics, Superman: red son parte da un’idea sorta nella testa di Millar in tenera età. Come dichiarato in fase di lancio, questa serie a fumetti unisce pertanto due ingredienti fondamentali: l’influenza sul giovane fumettista del contesto della Guerra fredda e la passione per il supereroe più iconico in assoluto, stampato in strisce già a partire dal 1938 e ben presto divenuto archetipo dei paladini di giustizia.
Già autore di volumi per la stessa casa editrice, Millar ribalta l’universo DC piegandolo alla prospettiva del what if. Cosa sarebbe successo se? E così Superman diventa amico di Stalin e suo fedele servitore, subentrato nel ruolo di “baffone” una volta che le trame di palazzo per la successione al Cremlino lo portano alla morte per avvelenamento. Tutto accade, nondimeno, in un contesto di scontro mortale fra il mondo capitalista e quello comunista.
Dall’altra parte dell’Atlantico, infatti, il geniale Lex Luthor cerca in ogni modo di ingegnarsi per eliminare Superman e garantire il trionfo del mondo occidentale. Dirotta uno Sputnik, lancia raggi rimpicciolenti contro Mosca, crea dei cloni malvagi del supereroe e trasforma in anti-eroi altri celebri personaggi DC. Su tutti Batman e Lanterna Verde.
Ingaggiando battaglie mortali e cercando di tutelare l’Urss come il mondo, Superman si oppone così ai piani di conquista del mondo da parte dell’ultracapitalismo tecnologico di Luthor. È nel mondo che difende, però, che non troviamo più alcun segno del ribaltamento. L’eroe col mantello è infatti calato in una guerra fra cattivi, in cui nessun modello positivo si oppone al suo corrispettivo in negativo. È una realtà distopica quella della Guerra fredda millariana, in cui a trionfare – una volta scongiurato il pericolo nucleare – non sarà certo il comunismo di cui è campione questa bizzarra versione di Superman.
(Aggiornato al 24 maggio 2023)