Gli oggetti di uso quotidiano sono da sempre un veicolo ideale per diffondere ad ampio spettro l’effige del leader e con essa una serie di significati e valori che le persone destinatarie dovrebbero abbracciare. Ciò accade normalmente anche oggi, con l’unica differenza che chiamiamo sempre più quegli oggetti “gadget” un termine che arriva dritto dritto dal mondo del marketing.
Ecco tre esempi particolarmente evidenti.
Silvio Berlusconi e il libro “Una storia italiana”
Silvio Berlusconi fece un uso costante e a suo modo rivoluzionario degli oggetti per la sua comunicazione politica.
Inizialmente li utilizzò in televisione come parte del suo discorso complessivo, con un peso equivalente se non maggiore delle parole e della gestualità. Chiaramente non si trattava di oggetti politici in sé ma di elementi che andavano a sostanziare, nel senso letterale del termine, la sua comunicazione. Ricordiamo il contratto con gli italiani firmato nel salotto di Bruno Vespa, il plastico del ponte sullo stretto poi riesumato da Matteo Salvini, la lavagna con la mappa dell’Italia su cui tracciò le autostrade che sarebbe andato a costruire, il cartellone delle “cose fatte” dal suo Governo e poi, certo, il famoso fazzoletto con cui pulì la sedia da cui si era appena alzato Marco Travaglio nella nota puntata di Servizio Pubblico di Michele Santoro.
Ma Berlusconi non si limitò a questo uso “mediatico” degli oggetti. Volle letteralmente materializzarsi attraverso di essi nelle case degli italiani. Ecco allora entrare in scena tutto l’armamentario di gadget che ancora forse ricordiamo: il gagliardetto di Forza Italia, la spilla e il puzzle con la figura di Berlusconi, la bustina di zucchero. E infine nel 2001 il suo “capolavoro” in questo senso: il libro “Una storia italiana” che entrò senza permesso – perché recapitato a tutti indistintamente – nelle case di ciascuno.
L’operazione venne di fatto ripetuta nel dicembre del 2001 con l’invio – stavolta a spese dello Stato – di un piccolo convertitore Euro – Lira accompagnato da un lettera in cui il Presidente del Consiglio, cioè sempre Silvio Berlusconi ma apparentemente in altra veste, spiegava con parole semplici il motivo di quel “dono” e la sua funzione.
La Regina Elisabetta e la sua barbie
Gli oggetti dedicati alla famiglia reale inglese, e in particolare alla Regina Elisabetta, sono talmente tanti e così presenti nella cultura di massa che diventa difficile capire se tutt’ora conservino la loro natura politica o se essa sia stata completamente assorbita dal loro essere simbolo di un’icona pop. Parliamo ancora di oggetti politici o ormai si tratta semplicemente di gadget commerciali, che rappresentano un cospicuo introito sia per la Corona che per il Regno Unito in generale?
Nella comunicazione di massa vengono presentati come gadget tout court, disinnescando in questo modo l’elemento politico. Si tratta in effetti di un caso limite, ma è lecito ricordare che questi sono i simboli di una Corona, alias una Monarchia, che è per sua natura un’istituzione politica, ha avuto una storia politica e tutt’ora fa politica. Non potrebbe essere altrimenti, pena il trasformarsi in orpello.
Durante il Giubileo della Regina Elisabetta vennero realizzati moltissimi oggetti con la sua immagine. Tra questi, uno dei più interessanti è la Barbie che riproduce in maniera molto fedele le fattezze della Regina, uno dei suoi abiti e alcuni gioielli e decorazioni. La Barbie in questione è parte della Tribute Collection, la linea che celebra donne visionarie che hanno fatto la storia con l’intento di ispirare le bambine e le ragazze attraverso la loro vita.
Ora, che la Regina Elisabetta sia una donna che ha fatto la storia è fuor di dubbio, ma davvero possiamo (volendolo) ispirarci a lei? La Regina Elisabetta è stata tale non per merito, ma per nascita, perché questo è l’elemento fondante della Monarchia. Insomma questa Barbie ripropone il cliché incarnato dalle principesse Disney: bambine, sognate di svegliarvi un giorno “elette”, non dagli elettori, bensì dal destino – se vogliamo essere laici – o da Dio, se seguiamo i dettami di ogni Monarchia che si rispetti, compresa quella inglese (“God save the Queen” docet).
Donald Trump: la tazza con la foto segnaletica
Donald Trump è un altro (cattivo?) maestro nell’uso degli oggetti – trasformati in gadget – per la sua comunicazione politica. Il 24 agosto 2023 venne arrestato ad Atlanta nella prigione della Contea di Fulton e rilasciato 20 minuti dopo su cauzione con l’accusa di aver tentato di sovvertire l’esito delle elezioni del 2020 in Georgia.
In quell’occasione gli venne scattata una foto segnaletica (resa pubblica dalle autorità locali e poi rilanciata sul social network X proprio dall’interessato) in cui si mostrava accigliato e piuttosto minaccioso. A corredo della foto la schedatura delle autorità con la descrizione fisica: “6-feet 3-inches, 215 pounds, white male with strawberry or blond hair and blue eyes”. Tradotto: “maschio bianco, alto 1,92 cm per 97 chili, capelli biondi o fragola, occhi blu”.
Ora, già su questa descrizione ci sarebbe da riflettere. Qualcuno ipotizza anche che sia stato lo stesso Trump a suggerire i suoi dati antropometrici, più corrispondenti a quelli di un atleta che a quelli di una persona di 77 anni. Anche il riferimento al colore dei capelli è estremamente curioso: passi il biondo, ma il fragola? Si è ipotizzato che essendo un colore “alla moda” possa essere stato utilizzato da Trump e dai suoi consiglieri per attirare ancora più l’attenzione.
Qualunque sia la verità sulla schedatura, sta di fatto che Trump e il suo staff decisero di utilizzare proprio quella foto segnaletica con espressione minacciosa per realizzare moltissimi gadget: tazze, magliette, capellini. E non hanno avuto torto se è vero che la vendita di questi oggetti ha generato un introito di 7 milioni di dollari. Resta da chiedersi se un tale giro di affari abbia generato un corrispondente incremento di voti.
(Aggiornato al 26 settembre 2024)