Amor ch’a nullo amato amar perdona, porco cane
Lo scriverò sui muri e sulle metropolitane di questa città
Così cantava il Jovanotti nazionale prima della sua svolta impegnata. Lo cantava in Serenata Rap, canzone scanzonata milioni di volte dedicata, e molte di più canticchiata.
Cantava un amore adolescenziale, o appena post adolescenziale, leggero, che lascia la sua traccia sui muri, con parole di effetto più che di affetto: il più famoso endecasillabo della Divina Commedia che anche se non l’hai studiato e non sai cosa significa veramente, colpisce. E tanto di più colpisce se accompagnato da un ben più prosaico “porco cane”.
Il risultato è ai limiti del demenziale, e però allora a noi, pubblico a cui in effetti era indirizzata – più che dedicata – quella canzone, piaceva tantissimo.
Spesso è questa la formula con cui si scrive l’amore sui muri: poesia e slang, sacro e profano, sentimenti alti e pornografia.
“L’amor ch’a nullo amato amar perdona” e il “porco cane” insomma. In questo senso il muro è democratico nelle faccende d’amore. Ci sta tutto e vale tutto, almeno fino al punto in cui non viene percepito come disturbante da una società. Infatti, da noi le scritte proliferano e vengono tollerate nei luoghi avvertiti come periferici e interstiziali: i bagni pubblici, gli edifici abbandonati, le periferie malfamate, i parchi giochi delle zone meno “nobili” delle città. Se si spingono nelle aree centrali, sui muri dei monumenti, sui palazzi a portata di fotocamera di turista, vengono cancellate.
In questo la nostra società contemporanea è meno liberale rispetto ad alcuni esempi in antichità. I muri di Pompei, per esempio, accolgono una grande varietà di scritte amorose. Certamente c’è una buona dose di amore aulico, poetico.
Per esempio si legge “Gli amanti come le api trascorrono una vita dolce come il miele” a cui qualcuno, forse disincantato, ha aggiunto un più onesto “Magari!”.
C’è chi, preso dal sentimento, si lascia andare un po’ troppo alla retorica: “Salute a te Primigenia di Nocera. Mi basterebbe per non più di un’ora essere la gemma dell’anello (che ti offro) per dare a te che la inumidisci con la bocca (nell’imprimere il sigillo) i baci che sopra io vi ho impressi.”
Ma ci sono anche moltissime scritte che oggi definiremmo “oscene” e non siamo certi lo fossero anche allora, spesso adorne di simboli fallici o altri disegni espliciti.
E poi ci sono gli annunci di chi vende sesso: “solo due assi” e “Felix lo succhia per un asse”.
Come si sa, l’amore legittimo a Pompei non era solo quello eterosessuale. Anzi, molti graffiti fanno riferimento al sesso tra uomini o ancora molto interessante è il testo scritto da una donna che mette in guardia un’altra donna con cui ha avuto una precedente relazione: “Ah, potessi io aggrapparmi al tuo collo in un abbraccio e coprire di baci le tue tenere labbra. Per ora va, o fanciulla, e affida le tue gioie al vento. Credimi, l’animo degli uomini è mutevole!”.
Oggi l’amore si scrive sui muri un po’ ovunque, in moltissime lingue diverse. Da questa considerazione nasce l’installazione realizzata a Parigi dagli artisti Frederic Baron e Claire Kito che hanno realizzato l’opera “I Love You Wall” con la frase “I love you” scritta in 311 lingue. Questo muro è sicuramente ambito per i selfie e chiaramente molto “instagrammabile”, ma, esperimento linguistico a parte, ha molto da invidiare alla creatività e alla varietà delle scritte autoprodotte non istituzionalizzate.
Qualcuna di queste scritte diventa una sorta di “brand” e si diffonde in paesi diversi da quello in cui ha avuto origine. È il caso di “Mas amor por favor” che è diventato frase per magliette e oggettistica e lo ritroviamo anche sui “nostri” muri.
Un filone che piace molto e piace sempre è quello dell’amore sgrammaticato. In internet si trovano moltissime raccolte sul genere. Gli strafalcioni sono innumerevoli: dai “Ti amo da inpazire”, agli amori “immenzi”, alle “acca” che latitano nei “ti o sempre amata”. Queste scritte fanno sorridere, divertono, altrimenti non verrebbero così spesso riproposte negli articoli, sui social e persino in qualche libro. Ma perchè?
È il classico effetto dell’errore imprevisto, la scivolata sulla buccia di banana. Nel caso delle scritte d’amore sui muri l’effetto comico è amplificato in due modi. Da una parte perché inserito in espressioni iperboliche (l’amore immenso, i tre metri sopra il cielo, gli io e te da qui fino alla luna, eccetera). E poi perché in questo caso la dichiarazione del proprio sentimento (con eventuale errore annesso) è esibita che più non si può: pubblica e indelebile, almeno fino a quando arriva l’addetto a cancellarla.
In questa categoria una menzione speciale va ad una scritta in cui gli errori grammaticali passano in secondo piano rispetto ad uno di sostanza. Inizia così “Questa data non la dimentikero mai”. Ma la k e l’accento mancante impallidiscono al cospetto del 15/07/2008 malamente cancellato, in favore di un evidentemente più corretto 14/07/2008. Insomma, per non volersela dimenticare mai, se l’è dimenticata un po’ troppo presto.
A volte le scritte d’amore non sono semplicemente, si fa per dire, scritte d’amore. Si fece un certo parlare nel periodo delle maggiori restrizioni per il Covid 19 di una scritta apparsa su un muro di Bologna. Recitava “facciamo l’amore!”
In un periodo in cui abbondavano i divieti relativi alla sfera sociale e persino intima quella scritta aveva un valore politico e forse anche di denuncia.
E quando l’amore finisce? In quel caso la maggior parte delle persone va per la propria strada o discute questioni rimaste in sospeso con altri mezzi, privati o pubblici. Ma c’è anche chi non trova di meglio che dichiarare la fine di una relazione e insultare l’ex partner sui muri.
E infine c’è chi non ha mai capitato la differenza tra amore e possesso e lascia ai posteri una dichiarazione che voleva essere d’amore ma che è soltanto tossica e più brutta non si può. “So venuto a ricordatte che te sei robba mia. Ti amo” è comparso su un muro di Roma. Aspettiamo che qualcuno gli risponda “Scordatelo”.
(Aggiornato al 28 maggio 2024)