Difficile immaginare oggi Trento come una città d’acqua, con ormeggi, porti e chiatte che scivolano sul fiume. Il ponte di San Lorenzo – coperto secondo l’uso tedesco – fu l’unico ponte fisso in territorio trentino fino alla fine del XVIII secolo. I collegamenti tra le due sponde erano garantiti dai traghetti, che lavoravano all’altezza di Nomi-Calliano, Chiusole -Volano, Villa Lagarina-Rovereto, Isera-Sacco e Ravazzone – Marco.
Se si guardano le mappe che ritraggono Trento fino alla metà dell’Ottocento, si presentava come una città chiusa tra le mura e l’Adige. Per molti secoli è stata una città stretta a forma di cuore, che cambia dimensione solo quando i grandi progetti di modernizzazione dell’Impero Austroungarico raggiungono anche questo lembo della contea del Tirolo. A metà Ottocento il progetto della linea ferroviaria per collegare le città del Lombardo Veneto alle regioni interne dell’Impero impone una revisione anche del tracciato dell’Adige: le anse andavano rettificate, i pericoli delle alluvioni scongiurati. Per Trento significa che il corso del fiume viene allontanato dalle case, spostato verso ovest, più vicino al dos Trento e al sobborgo di Piedicastello.
Nel 1854 cominciano i lavori per spostare il corso del fiume, per portarlo dove scorre tutt’ora. Quando i lavori terminano, lasciano vicino al quartiere di San Martino un grande spazio vuoto dove prima scorreva l’acqua. La Torre Verde non lambiva più il fiume e il Comune aprì una piccola porta ogivale proprio dove prima passava l’Adige.
Ma non si è trattato solo di una mera questione di ingegneria fluviale.
Fino alla metà dell’Ottocento la vicinanza del fiume Adige alle abitazioni condizionava la vita degli abitanti. In particolare quelli del borgo di San Martino, a nord del castello del Buonconsiglio, una specie di piccola appendice alla città murata vera e propria. Nelle antiche cronache gli abitanti di San Martino sono chiamati «gente acquatica» e sembra esistesse anche una corporazione che univa «zattieri» e «paroni de barca».

C’erano regole per l’approdo delle barche e lo scarico delle merci dalle zattere ormeggiate ai piccoli moli ai piedi di Torre Verde, riconoscibili dalle stampe che precedono lo spostamento.
Per secoli l’Adige è stata una via d’acqua su cui scorreva il traffico di merci che provenivano dal Tirolo. Vicino a Bolzano, c’era un porto fluviale a Bronzolo; a Trento, si trovava nel quartiere di San Martino, ai piedi di torre Verde. Questo molo era riservato ai mercanti, perché anche se si trovava all’esterno della cinta duecentesca della città, il borgo era comunque circondato da una seconda linea difensiva, costruita nel XV secolo.
In occasione dell’arrivo a Trento di visitatori importanti, potevano essere i familiari dell’Imperatore o esponenti del clero di passaggio, i varchi nelle mura della città potevano essere decorate. Un’incisione di metà del XVII secolo mostra la porta di San Martino, che si apriva verso Nord, ricoperta da decorazioni di carattere marino, che forse volevano proprio ricordare ai visitatori illustri il legame del quartiere con il fiume.

Per trasportare le merci nella direzione della corrente (da Trento verso Rovereto), venivano usate le zattere, mentre per risalire il fiume (verso Bolzano) si usavano i burchi, imbarcazioni in legno lunghe dai 12 ai 20 metri, trainate da cavalli o buoi che camminavano lungo la riva. Gli stessi animali sarebbero ritornati nuovamente verso sud sulle zattere.
Le merci venivano trasportate in botti, utili non solo per i liquidi perché la loro particolare forma permetteva di farle rotolare, rendendo facili e meno faticosi i loro spostamenti.
Nell’archivio storico del Comune di Trento è conservato un fascicolo di carte che riguardano un’indagine del Municipio per verificare la possibilità di utilizzare chiatte a vapore. La risposta di una ditta specializzata, datata 5 luglio 1843, spegne però le attese, perché “si ritiene che l’arte nautica che il progettato vapore non ha atto a percorrere all’insù l’Adige fino a Verona per esser in molti luoghi di poco fondo e per presentare il canale percoli ed impedimenti, potrei montare il fiume fino a Legnago, al più fino a Ronco, luoghi sotto Verona. Che se tali difficoltà si trovano da Chioggia Verona, molto maggiori se ne presentano da Verona a Trento nell’attuale corso del fiume Adige”.
Il problema della scarsa profondità delle acque riguardava anche le zattere e quando il livello dell’Adige era troppo basso per consentire l’accesso alle imbarcazioni, le zattere approdavano a sud della città, a valle del ponte di San Lorenzo, vicino al quartiere di Piedicastello.
(Aggiornato al 30 settembre 2025)