
Nel 2022 si sono contati i 700 anni dalla morte del poeta Dante Alighieri, celebrato in Italia su spinta del Ministero della cultura. Commemorazioni di questo tipo non si tengono sempre e per tutti gli eventi, si tendono a dimenticare le sconfitte e gli errori, talvolta quello che sembra importante per un governo non lo è per un altro, e la targa e il monumento rimangono impolverati.
In Trentino, dove l’annessione al Regno d’Italia si è realizzata alla fine della Grande Guerra, non si incontrano come nel resto del Paese monumenti che celebrano gli anniversari delle guerre del Risorgimento, di Mazzini o Garibaldi: la statua più importante di questa fase viene inaugurata l’11 ottobre 1896 ed è stata dedicata al poeta Dante Alighieri.
Perché dedicare un monumento alto 17 metri proprio a Dante? Il poeta più importante della letteratura italiana era stato scelto come richiamo alla lingua italiana, come ombelico identitario e come monito a chi poteva mettere in discussione il carattere italiano della popolazione.
Dal 1896, la celebrazione della giornata della sua inaugurazione funziona come cartina al tornasole per capire quali sono le urgenze politiche che si respirano in Trentino. Per decenni la dimensione locale ha avuto la meglio sul resto, i discorsi che si recitavano ai piedi della statua riecheggiavano i motivi delle richieste di autonomia da Innsbruck e Vienna più che sottolineare il peso della Divina Commedia nella storia della letteratura. Nel 1902, il Comune di Trento istituisce una festa cittadina da commemorare l’11 ottobre di ogni anno, chiedendo addirittura la chiusura delle scuole.

Dopo la fine della Grande Guerra, una volta che il Trentino fa parte a tutti gli effetti dello Stato italiano, il monumento perde di importanza. Le autorità concentrano le loro attenzioni su altri luoghi: a Trento la scena più importante per deporre corone e far suonare le bande militari è il Castello del Buonconsiglio, dove erano stati giustiziati Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa.
Dato che l’importanza della statua era soprattutto simbolica, gli anniversari del poeta Dante Alighieri non portano luce anche al monumento. Nel 1921, sesto centenario della morte di Dante, la rivista della neo fondata Società trentina di Studi Storici dedica molte pagine al Dante poeta mentre quasi non compare il riferimento al monumento cittadino. Le storie si separano: da una parte il bronzo e la piazza, dall’altra le riflessioni letterarie.
Cento anni dopo, nel 2021, in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, tutto si è svolto come nel resto del Paese con festival, letture e mostre, molte delle quali finanziate dal Ministero della cultura. L’attenzione dell’opinione pubblica trentina è stata attratta dal Dante poeta, e l’11 ottobre 2021, in cui cadevano i 125 anni del monumento, non c’è stata nessuna cerimonia che abbia unito i due anniversari.

Del resto non rimane più quasi niente del clima politico che aveva voluto quel monumento a Dante, di fronte alla stazione dei treni. La Repubblica italiana e il contesto istituzionale della regione, che unisce le due province autonome di Trento e Bolzano, garantiscono alle popolazioni che vi abitano piena libertà di espressione linguistica e culturale. Naturale quindi che in Trentino i discorsi e le ritualità pubbliche abbiano ricalcato quanto è avvenuto a livello nazionale, lasciando alla Soprintendenza per i Beni culturali e alla Fondazione Museo storico del Trentino il compito di ricordare l’anniversario del monumento. Il Museo ha organizzato un ciclo di incontri e un’installazione, che ha collocato la storia del monumento nel contesto più ampio del parco in cui viene eretto, evidenziando anche il dialogo (e non lo scontro) con altre statue dai richiami identitari che vengono inaugurate in quegli anni in Tirolo, a cominciare dalla più famosa di Bolzano, dedicata al poeta Walter von der Vogelweide.

Sia l’installazione che le quattro conferenze hanno messo in dialogo la storia locale con la Divina Commedia, nella consapevolezza che attualmente l’importanza del poeta è soprattutto di natura letteraria. Questa diversa lettura, meno politica, è coerente con il fatto che la statua dedicata a Dante da molti anni non “scalda i cuori” trentini. L’autonomismo trentino ha cambiato direzione, le sue richieste da più di 100 anni non vanno verso nord ma verso Roma; e così anche la narrazione del discorso politico ha cambiato gli anniversari da rimarcare. Dai primi anni duemila – e in particolare nel 2009 con il bicentenario della rivolta del tirolese Andreas Hofer contro i bavaresi e Napoleone – si è vista anche in Trentino una sottolineatura da parte delle istituzioni locali delle simbologie e delle ritualità legate a una storia che fino a quel momento era stata sudtirolese. Ma si sa, chi cerca un simbolo trova un’invenzione: vale per il XIX secolo come per il XXI, vale per il monumento a Dante come per le steli dedicate ad Andreas Hofer, che le autorità politiche dell’Euregio vanno inaugurando qua e là ai giorni nostri, a comporre punti della rivitalizzata costellazione che unisce dopo due secoli Mantova al Tirolo. Pronti per nuovi anniversari…
(Aggiornato al 3 giugno 2022)