“Mister Gorbachev tear down this wall!”
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Il conflitto in Ucraina è stato preannunciato da un discorso di Vladimir Putin in cui si rileggeva la storia russa e ucraina in maniera funzionale agli obiettivi politici e militari russi. Ma l'uso strumentale del passato è una costante di molti governi dell'Europa centro-orientale, dalla Polonia ai Balcani. Spesso ci accorgiamo inoltre di avere memorie e racconti pubblici della storia assai diversi tra la parte occidentale e quella orientale dell'Unione Europea. Per questo ci è sembrato importante parlarne con Guido Crainz, docente e autore di numerosi libri sulla storia contemporanea italiana ed europea, tra cui ricordiamo ”Il Sessantotto sequestrato, Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni” (2018) e soprattutto ”Ombre d'Europa. Nazionalismi, memorie, usi politici della storia” (2022).
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Far riemergere la memoria e la storia dei luoghi abbandonati: questo secondo la studiosa e architetto newyorkese Elisabetta Terragni è uno degli aspetti più interessanti quando si lavora a tali progetti. In questa intervista ci conduce alla scoperta di “House of Leaves” nel centro della cosmopolita Tirana, oggi Museo Nazionale Albanese sulla Sorveglianza di Stato, e in passato sede del Sigurimi, il famigerato servizio segreto che ha operato durante la lunga dittatura di Enver Hoxha.
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Fausto Biloslavo - da 40 anni giornalista inviato di guerra in Ucraina, nei Balcani, in Afghanistan, Africa ed estremo oriente - ci racconta la sua esperienza sui fronti “europei”. Le memorie nazionali emerse ed esibite in questi conflitti, le spaccature ad Est tra filoeuropei e filorussi, le speranze riposte nella caduta del muro di Berlino e sotto alcuni aspetti tradite, sono tutti temi al centro di questa intervista.
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Ksenia Osowska lavora come guida presso il museo “Fabbrica di Schindler” di Cracovia e presso il Memorial and Museum Auschwtiz-Birkenau. Nel corso del tempo ha assistito, come professionista della memoria pubblica e come cittadina, all’evoluzione delle tematiche riguardanti il passato del suo paese, la Polonia. Nella sua intervista ci conduce all’interno delle pieghe dell’evoluzione del concetto di memoria in un paese dalla storia complessa. Dalle ricostruzioni memoriali post sovietiche che scrissero la storia della Polonia alla fine della Guerra Fredda negli anni Novanta fino all’evoluzione dell’uso pubblico e politico della storia polacca del Novecento, in particolare attorno ai temi, oggi più che mai caldi, della storia della Polonia durante la Seconda guerra mondiale e nel rapporto con gli “ingombranti vicini” tedesco e russo.
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Esercizio di stile e fantasia, il what if è stato applicato anche al più celebre eroe dei fumetti. È così nato “Superman: Red son”, serie in tre volumi ideata da Mark Millar, in cui si immagina che il paladino della giustizia in tuta blu e mantello rosso sia in realtà atterrato in Urss, divenendone il leader.
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Nel 1914 quella che oggi chiamiamo "Ucraina occidentale" era chiamata "Galizia": vi abitava una varietà di popoli di lingua e cultura diversa e faceva parte dell'Impero austro-ungarico. Fu lì che decine di migliaia di trentini, arruolati nell'Imperial Regio esercito austroungarico vennero inviati a combattere contro l'esercito russo. Le loro lettere, diari e memorie, conservati presso l'Archivio della scrittura popolare (ASP) della Fondazione Museo storico del Trentino, ci restituiscono il loro sguardo su quella terra e i suoi abitanti.
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