Allegro ma non troppo
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Succede che una risata larga e piena aiuti ad attivare il nostro pensiero, che un sorriso amaro ci riporti alla mente un episodio dimenticato, che una battuta in dialetto sia il viatico per un racconto sul passato. Lo sa bene Andrea Pennacchi, attore di cinema e teatro, scrittore e drammaturgo, che ha iniziato la sua carriera col Teatro Popolare di Ricerca padovano e ha legato la sua fortuna all’ironia dissacrante (e iperrealistica) del Pojana e dei suoi “fratelli” televisivi, ospiti ogni settimana di Propaganda Live su La7. Ci ha raccontato di quando la Storia (e tre guerre) hanno incontrato la sua penna. E di come di tutto, in fondo, si può provare a sorridere.
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La guerra del 1914-1918 è stata combattuta sui diversi fronti lasciando dietro di sé una scia di sangue e sofferenze. Esiste però un altro conflitto, affidato alle immagini e alle parole, che grazie alla matita di abili artisti ha contribuito a sbeffeggiare i contendenti, a ridicolizzarne i tratti, a svelarne le vanità e a pronunciare, in definitiva, una condanna univoca della guerra stessa.
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Sono molte le parole con cui indichiamo i diversi “generi” del far ridere. Si parla di comicità, ironia, sarcasmo, umorismo, parodia, satira. Cosa significano questi termini ed esiste un “far ridere” accettabile o addirittura adatto per comunicare la storia, anche nelle sue pagine più drammatiche?
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Ferne Pearlstein è una regista e produttrice statunitense. Ha diretto i documentari Sumo East and West (2003) e The Last Laugh (2016). Come direttrice della fotografia ha partecipato a Imelda (2003), per cui ha vinto il premio per la miglior fotografia al Sundance Film Festival, e a Freakeconomics (2010). Speaker radiofonica, autrice comica e attivista, ha appena concluso i lavori per un nuovo documentario, XCLD, dedicato alla cancel culture. Con lei abbiamo affrontato una questione spinosa, al centro del suo più fortunato film: si può ridere delle tragedie della storia?
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Gli antichi Romani e Greci per cosa ridevano? Conoscevano l’ironia e il sarcasmo? Erano attratti da quello che oggi chiamiamo black humor o erano tendenzialmente politically correct? Tommaso Braccini è professore di Letteratura greca e Folclore dell’antichità e del Medioevo greco presso l’Università di Siena ed esplora il tema dell’umorismo nell’antichità in due libri: Lupus in Fabula (Carocci, 2018) e I Greci, i Romani...e il riso (Carocci, 2022). In questa intervista ci condurrà in un interessante viaggio alla scoperta di un aspetto spesso trascurato del passato e ci racconterà una divertente barzelletta antica.
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I memi, ovvero l'associazione di un'immagine "iconica" con una frase ironica, sono uno degli strumenti più usati sul web per diffondere una visione del mondo. Strumento con una funzione solitamente ludica o propagandistica, possono essere usati anche per la divulgazione storica? Il professor Curzel tira le somme di un interessante progetto didattico svolto nei suoi corsi all’Università di Trento .
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Il fascismo è stato uno dei soggetti preferiti della cinematografia italiana. Molti film sono stati dedicati al Ventennio e di questi molti hanno un taglio ironico, da commedia. Una scelta che ha condizionato, e condiziona tutt’oggi, la memoria pubblica di questo Paese.
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