Identità à la carte

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Identità à la carte

Alberto Grandi. Fake in Italy

Alberto Grandi. Fake in Italy

Italia e cibo sono un binomio perfetto, che tutto il mondo riconosce. Ma quanto la nostra cucina e i suoi prodotti tipici sono “veri”? Ne abbiamo parlato con Alberto Grandi, professore all’Università di Parma, storico economico e autore di numerosi saggi di storia dell’alimentazione come “La cucina italiana non esiste” (Mondadori 2024, con Daniele Soffiati) e “Denominazione di Origine Inventata” (Mondadori 2018), da cui è tratto l’omonimo podcast.

18 min

Tommaso Melilli. La parola allo chef

Tommaso Melilli. La parola allo chef

Tommaso Melilli è uno chef e scrittore italiano. Dopo aver studiato letteratura a Parigi, ha lavorato in vari bistrot e oggi è co-proprietario della “Trattoria della Gloria” a Milano. Autore di libri sulla cucina, collabora con “Il Venerdì” di Repubblica e ha co-fondato la rivista “L’Integrale”. Dalla prospettiva della sua cucina “a vista” abbiamo parlato con lui di identità italiana e del ruolo dei cuochi nel definirla.

14 min

Ricettari popolari: una lista dei desideri

Ricettari popolari: una lista dei desideri

I ricettari sono enciclopedie di ricette e rappresentano una fonte storica preziosa di cui si ha testimonianza fin dal mondo antico. Quelli popolari scritti a mano dalla gente comune, poi, sono un punto d’osservazione sulla vita quotidiana, anche delle classi povere. Ma che cosa ci dicono veramente? Che ricette vengono annotate? Un viaggio negli esemplari conservati presso l’Archivio della Scrittura Popolare a Trento

4 min

Un menù per raccontarsi

  • La cena di Trimalcione in un'illustrazione del 1910

    POW: per cena preferisci un asinello di bronzo che serve dei ghiri conditi al miele e salsa di papavero, o un cinghiale imberrettato dal cui ventre esce uno stormo di tordi? Cibo e letteratura sono una combo più che rodata, tanto che, per dire, il tema della cena è un vero topos. In quella del liberto Trimalcione, descritta nel Satyricon di Petronio (I d.C.), si può leggere anche qualcosa in più: la divertente messa in scena di un parvenu che estremizza i gusti eccentrici della classe dirigente romana. (@Gallica)

  • I mangiatori di patate di Van Gogh

    Ci sono nature morte, ultime cene, uomini-frutta: ma la storia dell’arte, quanto ha raccontato la cucina del popolo? Se nel XVII secolo, ad esempio, i quadri di Vermeer mostravano le ricche colazioni della borghesia in ascesa, bisogna aspettare l’Ottocento per una rappresentazione cruda e realistica dei pasti delle classi subalterne. Nella tavola di quest’opera di Van Gogh (1885) domina la patata, uno degli alimenti umili per antonomasia. Tutto, sia nel piatto che fuori, sembra avere lo stesso sapore di povertà e miseria. (@Google Art Project)

  • La pasta e ceci dei Soliti ignoti

    In questo classico del cinema di Mario Monicelli (1958), Gassman, Mastroianni e compari, ladri specializzati in trapanazioni, entrano in un appartamento per rubare una cassaforte ma sbagliano parete e si ritrovano in cucina. Delusi, si consolano dividendosi una gustosa pentola di pasta e ceci. Che sia questo, i maccheroni di Un americano a Parigi o gli spaghetti di Miseria e Nobiltà (entrambi del 1954), i pasti più iconici del cinema italiano del secondo dopoguerra sembrano avere tutti un punto in comune: la grande fame di un paese tutto da tirare su. (@RaiPlay)

  • Gli spaghetti al piombo di Der Spiegel

    Un caso di stampa nell’Italia Urlaubsland, quella del “gemellaggio estivo” tra riviera romagnola e terre teutoniche. Con questa copertina del 1977, la rivista tedesca Der Spiegel pubblicava un reportage che racconta con allarme il culmine degli anni di piombo. Qui l’identificazione della cucina nazionale coincide con lo stereotipo della Bella Italia mare e sorrisi, ribaltato però tragicamente dal particolare “topping” (un revolver) e dalla vetrata da osteria crivellata di colpi. (@Spazio70)

  • La Coca Cola con tutte quelle bollicine

    Ma con la musica si mangia? Certo! Menù completo: Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè, magari un Gelato al limon come dessert. E da bere? Vasco offre la Coca Cola, come nel brano Bollicine del 1983. Dove, in realtà, il rocker ironizza sulla popolarità della nota bevanda gassata, e lancia numerose frecciatine alla società dei consumi appena affacciata sugli 80’s. (@Google immagini)

  • Le tavolate da sagra de La Domenica del villaggio

    La Domenica del villaggio è stato un programma cult della TV Mediaset anni Novanta, condotto da Davide Mengacci e Rosita Celentano. Ogni episodio raccontava un diverso borgo italiano dove, prima dell’ora di pranzo, comparivano tavole imbandite con una varietà di prodotti locali che più locali non si può, passati uno a uno dai presentatori. Dopo anni di piatti nazionali, tornava l’Italia dei campanili. Anche a tavola. (@YouTube)

  • I cibi in estinzione fotografati da Oliviero Toscani

    Attenzione: qui non troverete immagini della colazione internazionale consumata alla spa con la vostra metà. Ci sono il Pomodoro regina di Torre Canne, il Gelso del Pamir e il Sale di canna del fiume Nzoia. Non è food photography da storia Instagram. La serie Cibi in estinzione, curata dal fotografo Oliviero Toscani per Slow Food nel 2014, riflette su un altro aspetto della delle culture alimentari: quelle che stanno scomparendo. (@Repubblica.it)

  • Il tweet del PD contro la pancetta nella carbonara

    Anche la cucina, quando definisce una cultura identitaria, ha come risvolto inevitabile quello di delimitare un campo, di contrapporre un “noi” e un “loro”. Una retorica talmente familiare alla politica che gli esempi di fusion tra i due generi sono molteplici. Questo post pubblicato dal segretario Enrico Letta alle politiche del 2022, riecheggia una delle battaglie più accese del gastronazionalismo social: la Crociata della Pura Carbonara per la difesa del guanciale contro l’onta della pancetta. (@Ansa.it)